Tutti stanno con la sposa trionfa il film sui profughi

Corteo in bianco, messaggi di pace in bottiglia: una sfida per la libertà
Di Marco Contino
Guests dressed as brides arrive for the premiere of 'Io sto con la sposa', at the 71st annual Venice Film Festival at the Lido in Venice, Italy, 04 September 2014. 'Io sto con la sposa' is presented in the Orizzonti section at the festival that runs from 27 August to 06 September. ANSA/ETTORE FERRARI
Guests dressed as brides arrive for the premiere of 'Io sto con la sposa', at the 71st annual Venice Film Festival at the Lido in Venice, Italy, 04 September 2014. 'Io sto con la sposa' is presented in the Orizzonti section at the festival that runs from 27 August to 06 September. ANSA/ETTORE FERRARI

di Marco Contino

Un applauso lunghissimo. Abbracci, ovazioni e ancora di mani che non smettono di battere, mentre sopra le teste del pubblico della Sala Grande, colma all’inverosimile, sventolano bandiere palestinesi. Sullo schermo scorrono i titoli di coda del film che ieri ha infiammato il Lido, “Io sto con la sposa”, diretto da tre giovani registi - Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry - da oggi anche potenziali imputati in un processo di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Insieme, infatti, hanno realizzato un documentario che è anche un’azione politica, un atto di disobbedienza civile.

Di fronte alla tragedia della guerra in Siria e degli sbarchi di profughi a Lampedusa, i tre autori hanno deciso di non stare a guardare. E di disobbedire. Così, all’alba del 14 novembre 2013, sono partiti da Milano per accompagnare tre palestinesi e due siriani in Svezia dove è più semplice ottenere lo status di rifugiato politico. Un viaggio clandestino attraverso la Francia, il Lussemburgo, la Germania e la Danimarca, “bucando” le frontiere di un’Europa che è pronta ad accogliere i profughi solo a parole. Per evitare di essere arrestati come contrabbandieri, i registi hanno messo in scena un finto matrimonio coinvolgendo un’altra ragazza palestinese vestita da sposa e una decina di amici italiani e siriani a comporre un finto corteo nuziale. E hanno filmato tutto in presa diretta, costruendo un “istant movie” coraggioso (e illegale) che, con l’arrivo del gruppo a Malmö quattro giorni dopo, ha trasformato in realtà il sogno di infrangere muri, barriere e filo spinato, anche a costo di rischiare la loro stessa libertà personale.

“Io sto con la sposa” è un progetto che nasce dal basso, finanziato da una campagna di crowdfunding online che in 60 giorni ha permesso di raccogliere quasi 100 mila euro (per il cinema italiano è un risultato senza precedenti) per coprire le spese di produzione e post produzione ed, eventualmente, anche i costi legali che gli autori dovessero sostenere nell’ipotesi in cui fossero chiamati a difendersi da una imputazione penale per la quale rischiano fino a 15 anni di carcere.

«Qui a Venezia ci stiamo praticamente autodenunciando» confessa Gabriele Del Grande. «Ma possiamo contare sul sostegno di migliaia di persone che hanno sostenuto il progetto. Più che disobbedire alle norme vigenti abbiamo obbedito alla nostra legge morale, a una esigenza di pace e di libertà che ci fa sentire dalla parte del giusto. Questo non è un film sugli altri, né un’opera di denuncia. Qui c’è un noi, una storia di amicizia mediterranea, di un viaggio magico e unico: un anno fa i nostri protagonisti erano in mezzo alla guerra, dieci mesi fa su un barcone a largo di Lampedusa e oggi sono sul red carpet dela Mostra. Vogliamo condividere tutto questo con il resto dell’umanità». «Io sto con la sposa» continua Khaled Soliman, che da siriano-palestinese è anche il più coinvolto emotivamente «è un invito alla libertà, a non aver paura. Come canta un poeta tunisino: se devi vivere, vivi libero, altr. imenti muori come gli alberi immobile. Il mestiere del cinema è quello di realizzare i sogni e noi abbiamo cercato di farlo. Il nostro è un manifesto di chi crede in un Mediterraneo che unisce e non uccide, che sia un mare di pace e non una fossa comune».

E proprio al mare, davanti alla spiaggia dell’Excelsior, si è concluso il viaggio della sposa. Anzi, delle spose. Dopo la proiezione ufficiale, 50 donne vestite in abito nuziale hanno sollevato un lunghissimo velo bianco prima di adagiarlo sulla battigia. Qui, sulle note di un canto funebre intonato dalla stesse spose, i protagonisti del film (che oggi sono tutti rifugiati politici) hanno commemorato le vittime del mare, affidando alle onde due bottiglie di vetro piene di messaggi e preghiere per tutti coloro che sono fuggiti dalla guerra e non ce l’hanno fatta. Per loro il sogno di un’Europa libera e senza frontiere si è inabissato per sempre.

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