Ucciso da ubriaco e senza patente maxi risarcimento per i Macolino

Dopo quattro anni di battaglia, omicida e assicurazione condannati al pagamento di 900 mila euro L’uomo aveva investito il pensionato sul cavalcavia di Chiesanuova per sfuggire all’arresto
Di Rubina Bon
FERRO - GOFFREDO MACOLINO
FERRO - GOFFREDO MACOLINO

PALESTRO. Quattro anni di causa e una battaglia legale per vedere riconosciuti i danni patiti dai familiari per la morte di Goffredo Macolino, travolto e ucciso da Cristian Ioan, romeno che guidava ubriaco e senza patente una macchina rubata. La seconda sezione civile del tribunale di Padova ha pubblicato la sentenza: 706 mila euro, compresi interessi, da dividere fra i tre figli della vittima, e 190 mila euro in favore della convivente, a cui si aggiungono gli interessi sulle somme e il pagamento delle spese di lite. Sono stati condannati in solido a pagare Cristian Ioan (già condannato in primo grado in sede penale a sei anni, confermati in appello, per l’omicidio colposo di Macolino) e le Assicurazioni Generali quale compagnia designata per il Fondo di garanzia vittime della strada. La tragedia risale al 28 marzo 2012: Ioan aveva imboccato via Tirana direzione cavalcavia in senso contrario e aveva travolto il pensionato di 76 anni, fuggendo a piedi. Il 3 aprile 2012 si era consegnato ai carabinieri padovani al confine italo-sloveno di Fernetti dopo che per la morte di Macolino era stato arrestato il capo della banda di ladri nelle cui fila era stato assoldato Ioan. Nel 2014, dopo essere stato scarcerato, il pirata della strada era fuggito in Romania: rintracciato, era stato estradato. Nella causa civile promossa dai tre figli con l’avvocato Gianluca Gabriotti dello studio Agazzi Caldera di Mestre è intervenuta la compagna della vittima con gli avvocati Marina Cozzi e Stefano Agostini di Padova. La sentenza è arrivata al termine di un lunghissimo procedimento che aveva visto scontrarsi da un lato le Generali per conto del Fondo per le vittime, dall’altro Axa, compagnia assicuratrice della Toyota Rav 4 con la quale era stato investito e ucciso il pensionato. La jeep era stata rubata all’alba del 22 marzo, sei giorni prima dell’incidente, dal giardino di una casa a San Giorgio in Bosco: il cancello dell’abitazione era stato scassinato e il ladro se n’era andato con la macchina. Il proprietario ne aveva denunciato subito il furto. Come previsto dal codice delle assicurazioni, a seguito della denuncia di furto l’assicurazione perde efficacia dalla mezzanotte del giorno della denuncia. Subentra quindi nel rispondere dei sinistri e dei danni provocati dal veicolo rubato il Fondo Vittime della Strada costituito grazie al prelievo forzoso di una quota fissa dal premio assicurativo corrisposto da ciascun assicurato. Generali, assicurazione designata del Fondo, ha eccepito in corso di causa la propria carenza di legittimazione passiva presupponendo che spettasse ad Axa la liquidazione risarcimento. Secondo Generali, il proprietario non aveva impedito in tutti i modi il furto, non avendo chiuso a chiave la macchina. Una posizione, questa, che aveva costretto Axa e il proprietario a difendersi nel processo, facendone dilatare i tempi. La sentenza pronunciata dal giudice Gianluca Bordon ha stabilito che a rifondere i danni dovranno essere in solido Ioan e le Generali: nello specifico, 220 mila euro più interessi per i figli Alberto e Maria, 225,792 euro per il figlio Stefano, 180 mila euro per la convivente Marilena Ferrato. «La liquidazione del danno è assolutamente soddisfacente. L’auspicio è che la compagnia, tenuto conto del lungo tempo trascorso, provveda con solerzia a pagare quanto stabilito dal tribunale», commenta l’avvocato Gabriotti. Soddisfazione è stata espressa anche dai legali della convivente del defunto che hanno ottenuto il risarcimento avendo dimostrato un forte legame affettivo tra la donna e la vittima, nonostante la coppia non avesse una residenza anagrafica comune.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova