Ucciso mentre stava scappando
Il delitto di Bagnoli: la conferma dall’autopsia sul corpo di Francesco Mazzei

BAGNOLI. Si stava girando per scappare. O, comunque, se non aveva ancora iniziato quell’azione, stava di certo facendo un movimento in rotazione per difendersi e poi darsi alla fuga. Colpito e ammazzato mentre il tronco del corpo era in fase di rotazione: ecco la posizione in cui è stato ucciso Francesco Mazzei, il calabrese 38enne, assassinato a colpi di fucile intorno alle 10.30 del 24 settembre scorso a Bagnoli. E ferito mortalmente nell’area tra il fianco e la schiena. È quanto emerso dall’autopsia eseguita ieri dal professor Massimo Montisci dell’Università di Padova. Si aggrava la situazione per Benedetto Allia, 28enne siciliano, titolare con il papà Salvatore (in carcere per altro omicidio e soppressione di cadavere) di quel capannone in via Ottava Strada. E rinchiuso nella casa circondariale di Padova con l’accusa di omicidio volontario, accusa che ora prenderà più corpo di fronte all’esito dell’accertamento tecnico. Già perché secondo gli inquirenti – i carabinieri del Reparto investigativo di Padova guidati dal tenente colonnello Francesco Rastelli e il pm Maria D’Arpa – Benedetto Allia voleva uccidere. O, almeno, ha sparato contro un uomo in fuga mettendo in conto di ammazzarlo. Resta da capire perché Mazzei (residenza a Essen in Germania con la famiglia dove lavorava come cuoco) e l’amico marocchino (ma nato in Calabria) Yassine Lemfaddel, 29enne, si siano presentati a Bagnoli quel giorno. E perché il giovane Allia li abbia accolti imbracciando il fucile a canne mozze. Non credibile la versione dei sopravvissuti: una discussione per il rinnovo del contratto di lavoro di Lemfadel. La procura ha concesso il nullaosta per il funerale di Mazzei.
Cristina Genesin
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