Ugo Rossi: "Al referendum veneto voterei sì"

Il presidente della Provincia di Trento: "Che si affermino i temi dell'autonomia è una vittoria anche per noi. Zaia e Maroni in fin dei conti arrivano tardi"
XV Legislatura 2013 - 2018 proclamazione degli eletti Ugo Rossi presidente Foto Romano Magrone. Archivio Ufficio Stampa Provincia autonoma di Trento
XV Legislatura 2013 - 2018 proclamazione degli eletti Ugo Rossi presidente Foto Romano Magrone. Archivio Ufficio Stampa Provincia autonoma di Trento

PADOVA. «Ben venga il referendum veneto per un’autonomia potenziata. Il Trentino non ha nulla da perderci, anzi: questa è una partita win-win, in cui possiamo vincere tutti». Di qui a dire che Ugo Rossi, presidente della Provincia autonoma di Trento, faccia il “tifo” per una larga affermazione di sì, ce ne passa: «Non sarebbe istituzionalmente corretto. Diciamo che, se vivessi in Veneto, non esiterei a votare sì». Del resto, Ugo Rossi è anche leader del Patt, Partito trentino autonomista tirolese. Insomma, uno che l’autonomismo ce l’ha nel dna: «È solo un bene che si riapra il dibattito sui temi dell’autogoverno dei territori e di un regionalismo intelligente».

Referendum autonomia Veneto: come si vota

Secondo lei, lo Stato italiano potrebbe permettersi il lusso di due regioni autonome come il Veneto e la Lombardia?

«Io credo proprio di sì. A condizione che ci si chiarisca sui termini: non è che i veneti non manderanno più soldi a Roma (come invece qualcuno sta dicendo in questa campagna referendaria), ma potranno gestire in proprio competenze come la scuola, l’ambiente, i beni culturali, la formazione professionale, gli incentivi per le imprese, erogando servizi di maggiore qualità e spendendo di meno di quanto oggi non faccia già lo Stato. Con noi in Trentino è successo. Sulle strade abbiamo fatto risparmiare qualche decimale di punto di spesa pubblica, ottenendo un servizio migliore».

ELEZIONI PROVINCIALI 2008 - ELECTION DAY Nella foto: Palazzo della Provincia Autonoma di Trento con Bandiere Foto: Romano Magrone - Archivio ufficio stampa Pat Trento, novembre 2008
ELEZIONI PROVINCIALI 2008 - ELECTION DAY Nella foto: Palazzo della Provincia Autonoma di Trento con Bandiere Foto: Romano Magrone - Archivio ufficio stampa Pat Trento, novembre 2008


A volte Zaia si spinge a rivendicare i nove-decimi di trattenute fiscali, come avviene per Trento e Bolzano.

«Questo non è possibile. Il sistema dei nove-decimi (a parte che oggi sono diventati sette decimi e mezzo) si fonda su profonde ragioni storiche e costituzionali che non sono al momento concepibili per altre regioni».

Berlusconi: un sì convinto al referendum sull'autonomia del Veneto


Questo però viene considerato da molti non-trentini un privilegio anacronistico.

«Nessun privilegio, questa sì che è una bufala. A meno che non si giudichi un privilegio quello che i nostri nonni rivendicarono dopo la guerra, per poter continuare a godere di quell’autonomia che Trentino e Alto Adige ebbero anche sotto l’Austria. Mi pare che non ci fu alcuna altra regione, allora, a rivendicarlo. E poi sia chiara una cosa: non riceviamo alcun trasferimento dallo Stato, utilizziamo solo le nostre risorse».

Il presidente del Veneto Luca Zaia all'uscita a palazzo Chigi, Roma, 27 marzo 2017. ANSA/ ANGELO CARCONI
Il presidente del Veneto Luca Zaia all'uscita a palazzo Chigi, Roma, 27 marzo 2017. ANSA/ ANGELO CARCONI


Non la pensa così Enrico Mentana, che di recente ha sollevato una polemica a Trento, chiedendo di sopprimere le Speciali.

«Io faccio il ragionamento opposto: non togliamo alle speciali, diamo di più alle ordinarie. La critica che faccio a Zaia e Maroni è di non aver ancorsa esplicitato quali sono le competenze in più che si candidano a gestire. E aggiungo che Veneto e Lombardia si muovono con ritardo: l’articolo 116, terzo comma era lì da 16 anni».

Veramente loro dicono di averci provato, ma che fu Roma a chiudere.

«Lo chiese Formigoni, con un governo amico a Roma che rispose picche. Ecco, ricordiamoci che ci sono stati governi a parole federalisti che nulla hanno fatto per centrare questo obiettivo».

Come mai diceva che i nove-decimi si sono ridotti a sette decimi e mezzo?

«Perché contribuiamo con un miliardo e 300 milioni per ridurre il debito pubblico».

Ci può fornire qualche esempio concreto di come esercitate in proprio alcune competenze speciali?

«Mobilità: abbiamo ottenuto una legge che ci consente di stornare gli utili dell’Autobrennero per la costruzione del nuovo traforo di base del Brennero e dei bypass ferroviari di Trento e Bolzano. O sulla scuola, dove abbiamo potuto investire risorse nella formazione di insegnanti e studenti nelle lingue stranieri, anche veicolari, intervenendo sui programmi».

Perché avete sempre osteggiato le rivendicazioni di alcuni comuni confinanti di passare in Trentino-Alto Adige?

«Perché la Specialità si fonda sul connubio di popolo e territorio, quindi in un contesto geografico ben delimitato. Siamo quindi aperti solo verso quei Comuni veneti o lombardi che storicamente appartennero all’impero austroungarico».

Ad esempio?

«Cortina e Livinallongo, per restare in Veneto, dove vivono popolazioni ladine».

Che tipo di rapporto ha con i colleghi Zaia e Maroni?

«Collaborativo nella Macroregione alpina e in Conferenza Stato-Regioni, dove fummo io e Kompatscher a mettere in guardia dal tentativo iniziale del governo di eliminare l’articolo 116 terzo comma. Siamo invece su posizioni distanti su tanti temi politici, a partire dall’immigrazione. E anche per questo non vorremmo mai che, dietro i referendum del 22 ottobre, ci fossero solo ragioni speculative di tipo partitico».

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