Un anno e mezzo al penalista
Favoreggiamento, l’avvocato Masutti condannato. «Farò appello, sono corretto»
L’indagine su un traffico di marijuana e cocaina, importate dall’Olanda e smerciate tra il Padovano e il Chioggiotto, aveva messo nei guai un legale padovano finito nel registro degli indagati per favoreggiamento. Era il 2013. A quattro anni di distanza, il giudice Marina Ventura ha condannato il noto penalista Pietro Masutti, 39enne di Padova, a un anno e sei mesi con la sospensione condizionale (difensore il collega Giovanni Adami).
«Stiamo preparando l’appello» spiega l’avvocato Masutti, «Le sentenze non si commentano, ma si impugnano. Ritengo che con questa pronuncia siano state pregiudicate le garanzie di libertà della professione legale. A questo punto, non sapendo più come approcciarsi alla clientela, diventerà difficilissimo difendere un indagato o un imputato che, per il nostro ordinamento, va considerato innocente fino a prova contraria».
Tuttavia la procura di Padova è stata di avviso diverso. E così il giudice. Ecco perché il pm Benedetto Roberti, già titolare dell’indagine sul giro di droga, aveva avviato un’indagine parallela nei confronti del legale. Tutto parte con l’arresto di Pasquale Creuso, campano con residenza a Montegrotto, ritenuto il capo dell’organizzazione (condannato in primo grado a 3 anni e mezzo). Il fermo di Creuso scatta il 14 gennaio 2013 e quella sera Masutti (che sarà nominato difensore di fiducia) è informato del provvedimento restrittivo dai carabinieri. L’indomani il legale visita nel carcere di Vicenza il suo assistito fra le 10 e le 10.30. Quindi, rientrato a Padova, si reca in un appartamento del quartiere Arcella, in via Zanchi, dove vive Luciano Rossin, indagato a piede libero nell’inchiesta per droga. Perché quell’incontro visto che il legale non è mai stato difensore di Rossin? Perché non limitarsi a una telefonata? Anche in udienza, infatti, l’avvocato ha chiarito che Creuso lo aveva pregato di andare da Rossin con un banale incarico: fargli consegnare in carcere un pacco di vestiario e 100 euro per le sigarette.
«Spiegazione francamente inverosimile e non confortata dalle testimonianze assunte» scrive il giudice nella motivazione della sentenza. Che continua: «Creuso ha moglie e figli adulti, inverosimile che chieda a un amico di comprargli dei vestiti... Ancora di più che chieda al suo legale non di fare una telefonata ma di recarsi di persona da Rossin
(l’amico)
... Il contatto non è avvenuto per telefono per evitare che ne restasse traccia... L’attività
(del legale)
era consapevolmente volta ad aiutare gli altri concorrenti
(cioè indagati)
a eludere le investigazioni». Secondo il giudice sarebbero false le testimonianze sia di Creuso che di Rossin (avevano confermato in aula la storia del pacco di vestiti) tanto da ordinare la trasmissione degli atti processuali in procura per procedere penalmente nei confronti dei due. Dopo l’incontro con il legale, Luciano Rossin (assolto con sentenza irrevocabile nell’ambito del procedimento per droga) era andato a casa di Marco Nordio a Chioggia (altro indagato) per informarlo dell’arresto di Creuso. L’avvocato Masutti è deciso a difendersi fino all’ultimo. E a difendere la correttezza del proprio operato: «Se è reato comunicare da parte del difensore l’arresto di una persona a un familiare o a uno stretto amico, allora sono minate le garanzie di libertà».
Cristina Genesin
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