Un canale per difendere i Comuni a sud di Padova

Servono soldi per il Carpanedo-Sabbioni, rimedio contro gli allagamenti Intanto restano da riparare le frane che continuano a comparire sugli argini
Di Cristina Salvato
BELLUCO ALLAGAMENTO CASALSERUGO ZONA INDUSTRIALE BELLUCO
BELLUCO ALLAGAMENTO CASALSERUGO ZONA INDUSTRIALE BELLUCO

ALBIGNASEGO. Il bacino Pratriarcati messo sotto la lente d’ingrandimento, per via dei continui allagamenti. Non si tratta solo della disastrosa alluvione del dicembre 2010, ma anche dei tanti piccoli e grandi fenomeni che avvengono quando piove. L’alluvione comunque ha fatto in modo che finalmente gli enti come Regione, Consorzi e Comuni, prendessero in carico le problematiche idrauliche del territorio e vi si ponessero rimedio. Esisteva il “Manuale De Marchi”, redatto dopo l’alluvione del 1966. Ma che è rimasto in un cassetto fino a due anni e mezzo fa. È su quel piano che si sta progettando ed eseguendo la sistemazione del territorio. L’altra sera ad Albignasego, l’assessore regionale all’Ambiente Maurizio Conte ha incontrato insieme al Consorzio di bonifica Bacchiglione e al Genio civile, cittadini agricoltori e sindaci del territorio del bacino Pratiarcati.

Il territorio. I Comuni appena a sud di Padova sono costretti all’interno di un territorio compreso tra i quattro canali Battaglia, Biancolino, Cagnola e Roncajette. È un territorio in declivio: se Padova si trova a un’altezza di 12 metri sul livello del mare, Bovolenta è a 2: pertanto l’acqua piovana dalla città inevitabilmente si riversa fino a lì. Da vent’anni il territorio va in sofferenza idraulica, non tanto perché piove di più (il 2011 e 2012 sono stati anni di siccità), ma piove in maniera diversa, in modo torrenziale, con tanta acqua concentrata in pochissimo tempo, che non fa in tempo a defluire. Serve un sistema che intercetti l’acqua che dalla città scende verso sud, prima che arrivi dentro i centri abitati.

Le soluzioni. Innanzitutto completare l’Idrovia, che scarichi in laguna l’acqua del Brenta per consentirgli di ricevere quella del Bacchiglione. Non costruire poi scantinati nelle case, mentre le nuove lottizzazioni devono prevedere vasche di laminazione per la raccolta dell’acqua piovana. Poi ci sono i lavori idraulici sui canali: dal 2003 sono stati spesi dieci milioni di euro per sistemare il bacino Pratiarcati, con, ad esempio, l’allargamento del canale Mediano a Bertipaglia. Ma manca ancora il canale Carpanedo-Sabbioni, che intercetti l’acqua di Padova primi che arrivi a Maserà e Casalserugo. Mancano però anche i soldi e si spera arrivino dalla Regione. Occorrerebbe poi il dragaggio per pulire l’alveo del Bacchiglione, in modo che riceva più acqua e che questa scorra più velocemente.

I fossi. Tante idrovore sono inutili se poi l’acqua non trova fossi in cui scorrere e pertanto tracima nei centri abitati. I contadini devono ritornare a scavare e pulire i fossi, come accadeva prima che si arrivasse a tombinarli per costruire strade, case e piste ciclabili e fossero ristretti per avere più superficie coltivabile. Ponte San Nicolò ha appena mappato i 56 fossi più importanti, che sta pianificando di mantenere puliti insieme ai privati. Come da fa già Due Carrare con i sui 260 chilometri di fossati.

Gli argini. La Regione sta sistemando le vasche di laminazione e i corsi d’acqua lungo il Muson, nel Vicentino e Trevigiano. Restano da sistemare gli argini dei fumi, che continuano a franare e che sono di competenza del Genio civile. Attendono Cadoneghe col Muson sgretolato, Ponte San Nicolò dove sono comparse nuove frane sugli argini a Roncaglia, e Noventa, con nuove frane lungo l’argine sinistro del Piovego.

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