Un cubo in Canal Grande a Venezia scoppia la protesta

L’ampliamento dell’hotel Santa Chiara a Piazzale Roma rompe con la città Il titolare: «Nessuna frattura». Ma il ministero chiede le carte del progetto
Di Enrico Tantucci
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 06.08.2015.- Il "Cubo" dell'Hotel Santa Chiara a Piazzale Roma.
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 06.08.2015.- Il "Cubo" dell'Hotel Santa Chiara a Piazzale Roma.

di Enrico Tantucci

Il “cubo” di Santa Chiara è spuntato da qualche giorno, come un fungo, tra il Canal Grande e Piazzale Roma, suscitando subito una valanga di proteste - anche in rete - per il suo impatto visivo e paesaggistico su quella che è la porta di Venezia. Ma sono in realtà passati cinque anni da quando il proprietario dell’hotel Santa Chiara, Elio Dazzo - tra l’altro presidente dell’Aepe, l’Associazione pubblici esercenti di Venezia - ha iniziato a costruire, in mezzo alle polemiche, la nuova ala del suo hotel. E ora eccola, appunto di forma cubica in pietra bianca che circonda le grandi finestre squadrate che la caratterizzano. Del tutto dissimile, tra l’altro, dal nucleo storico dell’albergo, di origine cinquecentesca e poi successivamente ristrutturato ma con una tipica architettura veneziana. L’impatto è forte e la presenza del “cubo” modifica notevolmente l’immagine di questa parte di città, facendone una scatola architettonica comunque ingombrante.

«Spero che ai veneziani piaccia» ha commentato Dazzo «altrimenti me ne farò una ragione, perché comunque era necessario per me realizzarlo. Per la forma architettonica del nuovo edificio, ho lasciato che decidessero gli architetti Antonio Gatto, già membro della Commissione di Salvaguardia, Dario Lugato e Maurizio Varratta. Io mi sono concentrato sugli interni. In ogni caso, all’interno dell’albergo ho esposto un grande quadro d’epoca che dimostra come anticamente la Riva di Santa Chiara ospitasse numerosi edifici. Dunque non ho creato nessuna “frattura” con l'immagine storica di questa parte di Canal Grande. Pensavamo di realizzarlo in vetro e pietra, ma è stata la stessa Soprintendenza poi a preferire la soluzione attuale. Inaugureremo il nuovo hotel entro settembre, ma speriamo di aprirlo anche prima. In ogni caso piazzale Roma, con la nuova Cittadella della Giustizia, la nuova pensilina, il people-mover, l’arrivo del tram e il ponte di Calatrava sta già cambiando volto. Non capisco perché il mio albergo, in questo contesto, non possa starci».

«Abbiamo seguito strettamente le indicazioni della Soprintendenza» spiega anche l’architetto Gatto «nel non fare una copia dell’albergo già esistente, ma un edificio innovativo, che ciascuno giudicherà».

Polemica Italia Nostra, con il presidente della sezione veneziana Lidia Fersuoch: «La costruzione del nuovo Santa Chiara è uno scandalo, che fa il paio con quello della ristrutturazione e lo stravolgimento del Fontego dei Tedeschi per farne un grande magazzino. Ancora una volta la Soprintendenza, l'unica che poteva intervenire visto che il Comune ci ha provato ma è stato sconfitto al Tar, ha consentito questo nuovo stravolgimento dell’immagine di Venezia e del suo tessuto storico e architettonico».

È il primo edificio che viene costruito in epoca moderna lungo il Canal Grande dal periodo fascista, a pochi passi dal ponte di Calatrava. Consentito da un accordo che il Comune - sindaco allora Roberto Tognazzi - fece alla metà degli anni Cinquanta con gli allora proprietari dell’hotel, che permetteva l’edificabilità dell’area, nel quadro di una permuta catastale nell’area di piazzale Roma. Un accordo che ha dormito per oltre vent’anni, fino a quando Dazzo ha appunto deciso di darvi seguito, realizzando il parcheggio interrato e il nuovo hotel. Inutili i tentativi delle ultime amministrazioni comunali, con due ricorsi al Tar, di bloccarne la realizzazione o almeno di porre dei paletti fermi al modo di attuarla. Il “cubo” di Santa Chiara è andato avanti, sul suo aspetto è arrivato infine il via libera della Soprintendenza e adesso è là. Un altro tassello della nuova immagine di Venezia, a cui dovremo abituarci.

Vittorio Sgarbi ha già suggerito di ricoprirlo d’edera per mimetizzarlo, il rettore dell’Iuav Amerigo Restucci di chiedere alla Biennale Architettura di lanciare un concorso di idee allo stesso scopo. Il Ministero dei Beni Culturali, con il sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni, ha chiesto - tardivamente - le carte del progetto, quando ormai il “cubo” è lì e nessuno lo demolirà. A difenderlo, per ora, solo il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. «Sono sempre curioso delle cose nuove e, personalmente preferisco che, vicino alla storia, ci sia qualcosa di nuovo invece che delle scopiazzature. Invito tutti ad aver pazienza. L’opera va capita e, per il gusto, bisogna dargli tempo».

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