«Un falso, significativi indizi grafologici»

«Ci sono significativi ed evidenti indizi grafologici indicanti possibile apocrifia in più parti del testamento olografo (cioè scritto di proprio pugno) di Benito Grappeggia datato 11 novembre 2010 e del codicillo autografo datato 21 settembre 2010, pubblicati dal notaio Todeschini Premuda». Tradotto: quell’atto sa di falso. È la conclusione della consulenza firmata dal grafologo Orazio Zingaro su incarico dell’avvocato Giovanni Neri che contesta la validità delle ultime volontà attribuite all’industriale defunto. I rilievi sono di natura tecnica e mettono a confronto scritti originali di Benito Grappeggia con il testamento in fotocopia. E l’originale? Sul punto il notaio aveva scritto una nota. Pur ribadendo che «effettivamente tra testamento e codicilli allegati al mio verbale di pubblicazione del 15 marzo 2016 numero 72549, il testo del testamento principale essendo per la maggior parte una riproduzione fotografica, non ha i requisiti di validità previsti per il testamento olografo...», precisa di aver «ritenuto di pubblicarlo perché presenta importanti punti olografi che appaiono scritti di pugno dal de cuius (Benito) sia perché, nell’eventualità di una sua conferma..., l’invalidità stessa sarebbe stata superata». E l’originale? «Era stato da me depositato fiduciariamente e mai il de cuius (Benito) ebbe a chiederne la restituzione...Purtroppo l’originale è stato smarrito finché era presso di me depositato e ancora non mi capacito. Ma si è trattato di un evento fortuito».
Nel frattempo sarebbero anche spariti oggetti di valore da due appartamenti che l’industriale utilizzava come “palcoscenico” per festini in totale libertà. E le querele (tutte archiviate o sulla via dell’archiviazione) si sono incrociate. Il fratello Edgardo aveva denunciato la sparizione di tre orologi d’oro (Rolex Daytona, Patek Philip e un Cartier), un fucile Frans Montecarlo, una raffica di gioielli, argenti, 150 mila euro in contanti e di una Mercedes serie S full optional con tivù. La vettura risulta rottamata in Germania nel giugno 2016, ovvero venduta dopo la morte del proprietario. E una denuncia analoga era stata firmata dall’ex estetista Silvana Melato, compagna o amica del defunto industriale negli ultimi anni della sua esistenza. Anzi, secondo il fratello Edgardo, al massimo una breve fiamma giovanile o, forse, nient’altro che una donna “arruolata” per evitare chiacchiere inutili sulla sua vita difficile da far accettare in un Paese di provincia almeno fino a pochi anni fa. (cri.gen.)
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