Un giornale in cammino con la sua gente
Interpretare, più che descrivere: siamo un’infrastruttura al servizio della comunità, un luogo in cui articolare il dibattito in ragione del pubblico generale interesse, una piazza in cui si manifesta e seleziona la nuova classe dirigente

Ma a che serve un giornale al tempo della disintermediazione e dei social? Verrebbe da parafrasare Churchill, quando sostiene che la democrazia è «la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora».
Sta a dire che il mattino dal 1978 è un luogo di esercizio della democrazia, un’infrastruttura al servizio della comunità, un luogo in cui articolare il dibattito in ragione del pubblico generale interesse, una piazza in cui si manifesta e seleziona la nuova classe dirigente. E tale missione vorrei ribadire oggi, all’inizio di un nuovo tratto alla guida del giornale, ringraziando l’Editore per la fiducia accordata, la redazione per l’impegno che ci coinvolgerà nei prossimi tempi, il mio predecessore Luca Ubaldeschi per il lavoro speso negli ultimi due anni.
Non credo a un giornale mero e supino registratore dei fatti. Penso appartenga ai nostri doveri di offrire anche interpretazioni ai fenomeni, di intercettare protagonisti, di setacciare opportunità e critiche in rapporto al pubblico interesse. Tenterò di seguito di illustrare appena qualche esempio.
Siamo a meno di due settimane da una tappa elettorale segnata da una boa. Dopo 15 anni marcati da Luca Zaia, andiamo incontro a una leadership nuova nel probabile sigillo di Fratelli d’Italia. Come guarderemo a questa fase nuova della storia veneta, sia pur con il passo della cronaca? Ci interesserà capire, per esempio, quanto è credibile - 30 anni dopo il suo primo annuncio - la sbandierata costituzione di una holding autostradale veneta capace di finanziare una rete di strade regionali francamente incompleta e spesso indecente.
Ci interesserà capire come procede, in termini di finanziamenti e di progetto di tracciato, la linea ferroviaria Tav da Verona verso Est. Lo diciamo perché se ne parla appena da 30 anni. Ci interesserà capire come chi governerà saprà rendere il Veneto più attrattivo per i giovani e più competitivo per le imprese che vi sono insediate e per quelle che potrebbero impiantarvisi.
Nelle sale cinematografiche in questo periodo sta spopolando il film “Le città di pianura”: tanto successo dipende dal fatto che parla di noi, della nostra vitalità nell’intrapresa e nella cultura del lavoro, della nostra irrisolta relazione con la contemporaneità e con la nostra storia, del nostro rapporto con un paesaggio meraviglioso che va dalle Dolomiti a Venezia, dei maestri che hanno reso unica questa terra da Palladio a Scarpa. Il film di Sossai ha un grande merito, in particolare. Interpreta e non descrive. Vorremmo il giornale allo stesso modo.
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