Un muro anti degrado blinda l’ex hotel Abritto

Provvedimento contro uno dei buchi neri, diventato maxi-pattumiera all’aperto Il Comune ha imposto una recinzione in acciaio alta 2,50 metri e lunga 25
BARSOTTI - MURO HOTEL ARCELLA
BARSOTTI - MURO HOTEL ARCELLA

PADOVA. Un nuovo muro antidegrado. È quello in acciaio, 2,50 metri, alzato ieri attorno all’ex Hotel Abritto, edificio in abbandono da anni, «buco nero» della città e simbolo del degrado. Le pertinenze dell’hotel sono diventate un’immensa pattumiera all’aperto: siringhe, lattine vuote, rifiuti di ogni genere lanciati da chi bivacca nella zona. Per non parlare di chi si ferma a fare i propri bisogni.

Il Comune ha deciso di dire basta. E, come aveva fatto per via Anelli, ha scelto di blindare l’area imponendo alla proprietà di innalzare un muro protettivo. Obiettivo: contribuire a ripristinare decoro e sicurezza nell’area. Gli operai di una ditta di Camposampiero hanno lavorato per due giorni consecutivi a questo scopo, trovando per terra anche una montagna di siringhe. E alla fine, in base all’ultima lettera che il Comune aveva inviato alle due società proprietarie dell’immobile, La Vetta Srl, di Saonara e Forum Sas, di Treviso, lo scopo è stato raggiunto. Da ieri pomeriggio la facciata dell’ex Abritto, chiuso da 25 anni ed in degrado irreversibile da 20, è stata blindata e recintata con una lamiera zincata d’acciaio, lunga venticinque metri ed alta due e mezzo. In pratica un muro di metallo.

Soddisfatti sia i residenti che i commercianti che vivono e lavorano nelle vicinanze. «Così andrà senz’altro meglio», afferma Lorenzo Marcolongo, titolare di un piccolo albergo, «La gente era stanca di vedere quel degrado». E prosegue: «A questo punto, però, il problema del degrado su cavalcavia Borgomagno va risolto alla radice.

L’Abritto, purtroppo ancora vincolato dalle Belle Arti anche se è diventato un rudere, o va demolito oppure va ristrutturato e riqualificato in tempi brevi. Non può essere lasciato in quelle condizioni per l’eternità. È il buco nero più grande di tutta la città. Come, d’altronde, va presa una radicale nei confronti dei negozi etnici e dei locali pubblici, che si trovano tra l’ex albergo e l’incrocio con via Liberi». Il muro rappresenta un nuovo passo verso la «blindatura» delle aree a rischio della città. Prima del «muro dell’Abritto», un’altra area è stata recintata: quella golenale a ridosso di via San Marco a Ponte di Brenta dove bivaccavano nomadi e clandestini. L’area è stata sequestra dalla Procura.

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