Un presidio di “Libera” all’istituto Valle

ARCELLA. Una domenica al mare come tante, ai primi tepori di maggio. Riaccompagni la ragazza e ti ritrovi sotto casa un commando mafioso che ti scambia per un altro e ti crivella di colpi. Matteo Toffanin è morto così, nel 1992, in questa città. Aveva 23 anni e viveva a Ponte San Nicolò.
I suoi assassini non furono mai trovati, ma la sua memoria non andrà perduta, perché ieri all’istituto Valle è nato un presidio scolastico di Libera che porta il suo nome. Libera è la rete di associazioni contro le mafie fondata da don Luigi Ciotti. Il presidio è un gruppo di lavoro permanente costituito da studenti e professori come naturale coronamento di un percorso formativo svolto al Valle negli ultimi cinque anni. A questa attività ha preso parte anche Cristina Marcadella, la ragazza di Matteo Toffanin, che ieri ha sottoscritto il patto fondativo.
«La nascita di questo presidio», ha detto, «è un grandissimo traguardo per me e per i genitori di Matteo (presenti ieri, ndr). Matteo era un ragazzo semplice, gioioso. Dopo la fine degli studi e il servizio militare stava seguendo uno stage in un’azienda che lo avrebbe assunto. In Friuli è stata piantata una quercia che porta il suo nome, il giorno della sua morte. Era il 3 maggio 1992 e io e Matteo stavamo rincasando. C’erano questi individui, per “mettere a posto” una persona che aveva fatto uno sgarro a un mafioso. Io abitavo davanti a questa persona e avevo una macchina identica, anche dello stesso colore».
Mantenere viva la memoria delle vittime e svolgere attività di formazione sul territorio è il compito del nuovo presidio scolastico. «Per Libera la memoria è importante», ha spiegato il professor Gabriele Toso, primo firmatario, «e va fatta sul territorio. Ogni vittima ha pari dignità. In questi 5 anni abbiamo conosciuto persone speciali. Ora faremo un percorso insieme che porterà una qualità di vita migliore, partendo dal Valle e uscendo, per incontrare altre realtà».
Il saluto dell’amministrazione è stato portato dall’assessore Diego Bonavina: «Questa esperienza», ha detto, «vi ha arricchito e ha arricchito così tutta la città. Mi auguro che il vostro insegnamento sia di esempio per tutte le scuole di Padova, perché le cronache ci insegnano che le mafie arrivano anche in città distanti».
L’ha confermato il prefetto Renato Franceschelli, ricordando la presenza del caporalato anche nella nostra provincia: «Una coscienza di cittadinanza si costruisce giorno per giorno, nelle piccole cose».
Madina Fabretto
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