Un tappeto di alghe sui fiumi della città Monitorate le chiuse

I corsi d’acqua cittadini ne sono pieni: dal Piovego al Bacchiglione l’acqua è tutta verde. Si vedono dalle Riviere, dagli argini, dalle chiuse di Voltabarozzo, dal Bassanello e dal Piovego. Sono piante e alghe portate dal caldo torrido, una fioritura eccezionale di piante acquatiche, conosciute come “ranine” nel linguaggio popolare, Lemna Minor o lenticchia d’acqua in quello botanico, del tutto innocue ma molto vistose. Arrivano ogni anno e ogni anno qualcuno – legittimamente – si preoccupa perché, seppur inoffensive, possono avvinghiare e impegolare la spazzatura, che a volte scorre insieme all’acqua lenta dei fiumi cittadini, e finire per occludere le chiuse.
È per questo che il Genio civile, sollecitato dal Comune, tiene d’occhio le chiuse perché restino sempre sgombre. È anche vero che quando il flusso dell’acqua si fa più forte le stesse ranine si diradano, mentre sono visibili dove il fondo dell’acqua ha un livello basso e la spinta del fiume è molto debole. Le piante d’acqua – ad occhio esperto – sono mescolate con alghe monocellulari: entrambe proliferano più velocemente quando le temperature si alzano oltre i 30 gradi, quando c’è poco ricambio di acqua, quando il livello dei corsi d’acqua – fiumi e canali – è basso e si riempiono dei fertilizzanti usati per irrigare le campagne e trascinati proprio dall’acqua. Qui continuano a fare il loro mestiere: fertilizzare, solo che invece di zucchine e pomodori trovano piante d’acqua e alghe.
Sono autoctone, non danno problemi, producono ossigeno e assorbono sostanze inquinanti: tanto che i botanici le chiamano “spazzine” dell’acqua. Fin qui non ci sarebbero problemi. Forse qualche lamentela perché non tutti ci vedono declinazioni pittoriche di ninfee pastello, ma solo il fastidio che il sole non possa specchiarsi nell’acqua. Insomma ne viene fuori una sorta di stagno che – e qui potrebbero arrivare anche i guai – fa incetta di rifiuti, rischiando di dar vita a discariche galleggianti rendendo difficile (se non impossibile) la navigazione di piccole imbarcazioni. Il risultato finale è che qualcuno si fa un selfie con l’insolito sfondo e qualcun altro se la prende con l’Amministrazione per una generale incuria.
A sgomberare il campo ci pensa l’assessora all’ambiente Chiara Gallani: «Questa vegetazione acquatica si forma ogni anno quando aumentano le temperature – spiega – il Genio Civile interviene, anche dietro nostro sollecito, solo se si desume un rischio idraulico. La situazione è dunque del tutto sotto controllo e monitorata». Di più. L’assessora sta dando il suo supporto ad uno studio universitario: «Con un gruppo di ingegneri ambientali del nostro Ateneo – riferisce la Gallani – stiamo studiando questa vegetazione. Si tratta di una ricerca stagionale, le teniamo d’occhio per saperne di più scientificamente. Possono diventare un problema solo quando si espandono troppo, racchiudono i rifiuti e arrivano alle chiuse otturandole. Ma in questo momento non c’è nessuno di questi pericoli». —
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