Una bomba ecologica fra radon e amianto sulla cima del Venda

TEOLO (PADOVA). Ad oltre vent’anni dalla chiusura della base militare della Nato 1° Roc sul monte Venda, il sito sulla sommità del colle di proprietà del Ministero della Difesa, contaminato da una forte concentrazione di radon e amianto, è in preda al degrado e ai predoni che in questi anni hanno fatto razzia di quanto di interessante era rimasto all’interno delle palazzine e della galleria. Come documentano le foto scattate dai volontari dell’associazione “I Luoghi dell’Abbandono”, l’ex base oggi è una bomba ecologica, in un’area del Parco Colli di forte pregio naturalistico.
Costruita nei primi anni 50 con l’utilizzo di fondi messi a disposizione dal governo italiano e da quello degli Usa, è rimasta attiva dal 1955 fino al 1998 quando nel giro di poco più di un anno tutto il personale (500 uomini) fu trasferito nella base area di Poggio Renatico (Ferrara). Negli anni ’60 con il nome in codice “Rupe” il 1° Roc (Regional operation center) del monte Venda era uno dei siti strategici della difesa area italiana e alleata. Dotato di una galleria di circa 800 metri scavata nella pancia del colle, un’area “top secret” dov’erano alloggiati tutti gli apparati per le trasmissioni riservate, era considerato un nodo nevralgico della comunicazione, inserito nel sistema di difesa Nandge (Nato air defence ground environment).
Entrare nella ex base percorrendo il sentiero Lorenzoni che passa all’esterno del perimetro della zona militare, è facilissimo. La rete metallica che circonda l’area è stata tagliata in più parti e fino a qualche anno fa all’interno dei fabbricati abbandonati si notavano tracce di bivacchi. Sono stati rubati, cavi elettrici, materiale ferroso, mobili, apparati dismessi e cancellate di sicurezza che un tempo servivano come protezione alle vie di fuga dalla galleria.

Nel sistema di gallerie a forma elicoidale scavate nella trachite, regna un killer. Il radon, un gas naturale presente nella pietra che, associato all’amianto delle canalizzazioni, ha fatto strage di sottufficiali, morti per tumore al polmone. Quasi settanta avieri deceduti, grazie alle inchieste della magistratura che ha accertato l’elevata presenza di radon, sono stati riconosciuti “vittime del dovere”.
Se in galleria c’è il radon, all’esterno l’inquinamento deriva dai ripetitori militari e non posizionati sul Venda. Basti pensare che i tecnici che operano per la manutenzione del “teleposto” hanno l’obbligo di operare con mascherine e guanti e di intrattenersi il meno possibile.––
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