Una canzone per Federico Bertollo interpretata dal fratello e dal nipotino

LA Storia
/ CITTADELLA
Un anno fa il cittadellese Federico Bertollo – che aveva 22 anni e un talento musicale che tanto poteva ancora esprimere – morì di overdose. Martedì sera il fratello Andrea – avvocato con la passione per il canto – lo ha ricordato a 12 mesi dalla tragica scomparsa dedicandogli una canzone. Insieme al figlio Francesco, in macchina, fermi, ma quasi “on the road”. Hanno cantato – commossi – una nota melodia di Eros Ramazzotti. Della dedica in musica ha realizzato un videoclip che ha poi pubblicato sul suo profilo Facebook, raccogliendo oltre 4 mila visualizzazioni in poche ore e l’affetto della rete.
LA MORTE
Il dramma di Federico Bertollo è ancora scolpito nella memoria collettiva, commosse la città murata nell’agosto dello scorso anno. Era la prima volta che il ragazzo provava l’eroina e fu letale: la sostanza gli fu iniettata, si aprì un’indagine sulla vicenda, la persona che gli somministrò la dose finì in carcere accusata di omicidio colposo. Al di là degli sviluppi giudiziari, resterà per sempre la sensazione di una giovane vita strappata troppo presto all’esistenza, in una maniera assurda e inaccettabile.
LA CANZONE
Il fratello maggiore ha deciso di trovare nell’arte la chiave per ricordare il suo amato “Fede”: si è fermato in auto con il suo bambino di 10 anni, ha fatto partire la base musicale e ha cambiato alcune parti del testo, adattandole alla storia di Federico.
Ramazzotti scrisse anni fa “Sta passando novembre” colpito da un fatto di cronaca, una ventenne che aveva deciso di togliersi la vita; da novembre si è passati a quel maledetto agosto. I versi in musica interpretano l’angoscia di una famiglia e un dolore che non si può lenire.
Si ripensa alle sfumature che forse non sono state colte da troppi: «La tua storia, lo so, meritava più ascolto, e magari chissà, se io avessi saputo t’avrei dato un aiuto, ma che importa oramai» recita il brano di Ramazzotti.
C’è speranza in un altrove? «Puoi raggiungere forse adesso la tua meta, quel mondo diverso che non trovavi mai».
Il vuoto rimane: «Solo che non doveva andar così, solo che tutti ora siamo un po’più soli qui. Sta passando agosto e tu hai vent’anni per sempre».
IL SOGNO
Federico Bertollo a 14 anni era stato travolto da un’auto mentre correva in bicicletta; un mese in coma, un anno di riabilitazione; zoppicava, e l’incidente gli aveva in parte paralizzato il braccio sinistro, ma si era ripreso e cercava di convivere con questo handicap, intrecciando con l’energia bella dei suoi vent’anni, fragilità e desiderio di andare avanti, fatiche e urgenza di felicità. Aveva fatto studi al conservatorio, e poi serate al karaoke, recite a teatro come attore-cantante, si era distinto pubblicando un romanzo che gli era valso il Premio letterario internazionale Montefiore. Una potenza artistica che aveva ancora tanto da dare, esprimere e creare. ––
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