«Una donna per amica: raro, ma si può»

MESTRE. «Ma che disastro io mi maledico, ho scelto te, una donna, per amico». Quel che cantava Battisti, ora Giovanni Veronesi lo porta sul grande schermo. Leggero, diretto e coinvolgente come le sue commedie, ieri pomeriggio il regista toscano incontrando il pubblico e la stampa all’Img Cinemas Candiani di Mestre ha presentato il suo nuovo lavoro, uscito nelle sale il 27 febbraio. “Una donna per amica” è il titolo.
Dopo tanti “Manuali” e dediche al tema universale dell’amore, questa volta tocca a un sentimento non meno complicato e carico di implicazioni, spesso comiche: l’amicizia. «I rapporti in questo periodo stanno cambiando sempre di più» spiega Veronesi «Il mio nipotino l’altro giorno mi ha chiesto quanti amici ho. Gli ho risposto: quattro o cinque. Quando lui mi ha detto che ne aveva quattrocento, su facebook, ho capito che dovevo spiegargli qualcosa. Con questo film non ho voluto raccontare l’amore, ho deciso di cambiare ancora una volta. Ho scelto di concludere con questo finale a sorpresa dove trionfa l’amicizia, e dove uno dei due si sacrifica per l’altro. L’amicizia tra un uomo e una donna esiste, è molto rara, molto difficile, a volte può essere solo in qualche periodo della vita».
Se poi l’amica del cuore, e già a dirlo così risulta contraddittorio, è una dea come Laetitia Casta tutto diventa ancora più complicato. «Abbiamo cercato di mettere molto in difficoltà il protagonista Fabio De Luigi» ammette «sono addirittura sette le donne che lo stressano». Nel cast infatti ci sono anche Gepi Cucciari, Valeria Solarino, Monica Scattini, Virginia Raffele, Antonia Liskova e Valentina Lodovini. «D’altronde» contina il regista «lui è proprio l’icona dell’amicizia. Se chiedete a qualcuno di disegnare il suo migliore amico, viene fuori la faccia di De Luigi. La Casta invece è di una raffinatezza incredibile, ha una mentalità diversa, il suo essere francese, e più in generale europea, porta nella storia una mentalità più libera».
Il film è girato in Puglia, a Trani e nel Salento. Nel lodare l’ottimo lavoro della locale Film Commission, c’è anche lo spazio per una stoccata alla nostra: «Loro sono davvero molto bravi, organizzati e competenti, la Puglia è una piccola Cinecittà. E qui in Veneto ce l’avete la Film Commission? Ecco, se qui non si fanno vedere, ho già detto tutto».
E sul dibattuto Oscar a Sorrentino? «Come in tutti i film da Oscar c’è una scena che entra nella storia del cinema: la festa iniziale rappresenta perfettamente gli ultimi 30 anni della nostra cultura, se non lo capiscono il pubblico e gli addetti ai lavori, lo capiranno di certo i nostri nipoti».
Matteo Marcon
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