Una tartaruga l’ultimo pasto dello squalo gigante

È un fossile unico al mondo, un reperto di squalo gigante che proviene dalla Lessinia, valso agli studiosi padovani la pubblicazione sulla rivista internazionale Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology. Il team di scienziati è composto da paleontologi delle Università di Padova e di Ferrara, del Cnr di Padova e della Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia, grazie anche alla collaborazione delle Soprintendenze di Verona e di Padova, del Museo di Storia Naturale di Verona e del Museo di Sant’Anna di Alfaedo.
Lo squalo gigante appartiene al raro genere Cretodus e misurava oltre 7,5 metri di lunghezza, aveva oltre 120 denti e si è estinto da 80 milioni di anni. Ma l’eccezionalità della scoperta sta nel fatto che il reperto fossile di squalo gigante conserva, nella zona dove si trovava lo stomaco, i resti del suo ultimo pasto: ossa di una grande tartaruga marina. «Lo squalo ha dilaniato la tartaruga, un rettile con una lunghezza totale capace di superare i due metri» dice Jacopo Amalfitano del dipartimento di Geoscienze di Padova «ne ha frantumato le ossa e un suo dente è rimasto inglobato tra esse. Dopo averla inghiottita è morto e si è depositato sul fondale prima di digerirla. Si tratta di una delle più spettacolari e incontrovertibili testimonianze di preferenza alimentare di uno squalo estinto del Cretaceo».
Dopo milioni di anni lo squalo bianco e quello tigre continuano ad avere un comportamento predatorio molto simile al loro avo: attaccano proprio le tartarughe marine. Gli eccezionali fossili sono oggetto di un progetto di ricerca finanziato dall’Università di Padova e coordinato dal dipartimento di Geoscienze che vede coinvolti, tra gli altri, anche studiosi dell’Università di Torino, di Vienna e di Monaco e che ha recentemente portato alla segnalazione di un ulteriore fossile eccezionale, un grande Pesce Sega ora estinto. «Il Progetto entro cui si è svolta la ricerca» dice la professoressa Eliana Fornaciari, responsabile del progetto «è focalizzato allo studio multidisciplinare di due ricchi giacimenti di vertebrati marini fossili di età cretacea (circa 100-80 milioni di anni fa) presenti in area veneta che si sono formati durante una fase di caldo estremo (“super greenhouse”). Lo studio è volto, inoltre, a valorizzare importanti reperti fossili misconosciuti alla comunità scientifica internazionale e al pubblico e attualmente esposti in diversi musei del Veneto».
Elvira Scigliano
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