«Una vergogna il permesso ad Alberto Savi»

«È una vergogna, un’indecenza» è il commento alla notizia del permesso premio di tre giorni e mezzo concesso dal tribunale di Sorveglianza di Padova ad Alberto Savi, uno dei fratelli della “banda della Uno bianca” protagonista di un capitolo tra i più efferati della storia criminale italiana. Un permesso grazie al quale, fino a stasera, il 53enne ex poliziotto sta trascorrendo una breve vacanza a casa della compagna, in un quartiere residenziale di un Comune a ridosso di Padova. A parlare è Anna Maria Stefanini, madre di Otello, carabiniere ucciso insieme ai colleghi Andrea Moneta e Mauro Mitilini dalla banda che, tra il 1987 e il 1994, assassinò 24 persone e ne ferì 102 tra Bologna, la Romagna e le Marche non solo in occasione di rapine ma anche di raid a sfondo razzista. In un caso la banda uccise per zittire un innocente e involontario testimone: il 24 febbraio 1993 a Zola Predosa fu assassinato il 21enne Massimiliano Valenti, che aveva assistito per caso al cambio macchina dopo una rapina.
Alberto Savi – il più giovane dei tre fratelli Savi – è detenuto nel carcere Due Palazzi di Padova. Sabato, all’arrivo nell’abitazione della fidanzata, ha respinto con gentilezza l’invito a parlare: «Rischiamo di fare del male a tante persone...» ha tagliato corto con il Mattino.
Non tacciono, però, i familiari delle vittime, tra cui la madre di Otello Stefanini uno dei tre carabinieri ventenni massacrati nella nota strage del Pilastro di Bologna avvenuta il 4 gennaio 1991 (per quei delitti, peraltro confessati in carcere, Alberto Savi è stato riconosciuto colpevole e condannato all’ergastolo).
«Non ho parole. Male alle persone lo hanno già fatto» continua la mamma di Stefanini, «Ci si è dimenticati di quello che hanno commesso. Non so come fanno questi giudici a dare agevolazioni a persone che hanno fatto quello che hanno fatto. Noi la pensiamo così e non ci ascolta nessuno. Mio figlio aveva 22 anni e tre mesi e io, da allora, porto fiori al cimitero».
«Fatto salvo il rispetto per le decisioni della autorità competenti, non si può ignorare come la comunità bolognese sia turbata dal riaprirsi di antiche ferite mai rimarginate: ai familiari delle vittime, alla presidente della loro Associazione Rosanna Zecchi, a quanti hanno sofferto per i crimini della banda della Uno Bianca vanno la nostra vicinanza e la nostra solidarietà» ha dichiarato Simonetta Saliera, presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna. (cri. gen.)
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