Un'amica di Meriem: «Volevano arruolare anche me nell'Is»

Marocchina ha ricevuto messaggi via Whatsapp inneggianti alla guerra santa. Si è presentata dai carabinieri

ARZERGRANDE. «Hanno cercato anche me. Hanno scritto via Whatsapp a mia sorella chiedendole di fornire il mio nuovo numero di telefono. Io sono terrorizzata, ho paura». Le mani quasi le tremano quando fa vedere lo schermo del telefonino. Meriem non è l’unica giovane ad essere stata adescata dai famigerati reclutatori dell’Is. C’è anche un’altra diciannovenne, sempre marocchina e residente poco distante da Arzergrande, che ha ricevuto messaggi chiari e preoccupanti.

La chat è stata creata da un numero che pare essere turco. Nella foto del profilo Whatsapp c’è un uomo che bacia la bandiera nera dell’Is. Lo “status”, cioè la frasetta che si scrive accanto alla foto per indicare la propria condizione, è quantomai eloquente. «Ad una terra dove posso combattere sono andato e nei miei occhi c’è odio verso i miei avversari... e nella mia strada sono giunto in una terra islamica (invito anche voi fratelli)».

La diciannovenne marocchina destinataria di questi messaggi è una vecchia amica di Meriem. «Un tempo ci frequentavamo, poi ci siamo perse di vista. Ci vedevamo solo in occasione del Ramadan. Effettivamente l’ultima volta che l’ho incontrata si è soffermata molto a parlarmi della Siria. Ho pensato che fosse una delle sue solite esagerazioni, non ci ho dato troppo peso. Ora la notizia della sua partenza mi spaventa molto perché mi sto rendendo conto che hanno cercato anche me».

Proprio mercoledì, in tarda mattinata, dopo essersi resa conto di questo, la giovane è corsa dai carabinieri di Codevigo per mostrare loro le schermate delle chat di Whatsapp. I militari dell’Arma hanno acquisito tutto e ovviamente hanno annotato anche il numero di telefono del mittente. La circostanza preoccupa non poco perché proverebbe l’attività sotterranea di reclutamento.

Certo, appare abbastanza chiaro che i reclutatori siano arrivati alla diciannovenne che ora teme per la propria sicurezza grazie a Meriem. Lei che ha sposato la causa dell’Is potrebbe aver fornito una serie di numeri di telefono di giovani nordafricani della zona come potenziali persone da arruolare.

«Non ci avevo dato peso inizialmente» racconta ancora la giovane. «Mi sembravano persino ridicoli. Ora però, con la partenza per la Siria di Meriem, tutto assume un altro significato. E io ho paura. Mi sento gli occhi addosso, non ho neanche il coraggio di uscire di casa perché se mi hanno cercato significa che sanno dove sono, sanno dove vivo e vogliono me».

Da mesi i carabinieri del Ros di Padova sono proiettati proprio su questo fronte: dimostrare l’attività di reclutamento di alcuni fanatici che diventano punti di riferimento per le frange più estreme dell’islam. È stato così per l’inchiesta sull’imbianchino di Longarone Ismar Mesinovic e sarà così anche stavolta. In questo caso le conversazioni sono state conservate e diventeranno materia di studio per gli uomini dell’antiterrorismo. (e.fer.)

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