«Un'infiammazione»: in realtà è tumore
Incinta, ha dovuto partorire prima di poter curare il cancro al seno
CITTADELLA.
Passa attraverso una radiografia, viene visitata più volte e nessuno si accorge che sta soffrendo di un tumore al seno. La scoperta arriva dopo mesi, quando la donna - che porta a termine, nel frattempo, una gravidanza - si ritrova con un carcinoma dal volume raddoppiato rispetto a quando avrebbe potuto esserle diagnosticato la prima volta. Lei è Elisa Coldebella, ha 33 anni.
Ora chiede all'ospedale di Camposampiero di rispondere, risarcendole i danni. La vicenda è finita in tribunale a Cittadella e risale a 3 anni fa. Il 21 giugno 2007 la donna - al 3º mese di gravidanza - venne sottoposta a un'ecografia alla mammella sinistra dall'unità operativa di Radiologia dell'ospedale camposampierese. Il radiologo, dottor Gerardo D'Antonio, rilevò un'area del diametro di 2 centimetri, che ricondusse a un'infiammazione. Il giorno stesso il dottor Massimo Tresoldi, specialista in ginecologia a Camposampiero, prescrisse alla futura mamma una terapia a base di antibiotici. Terapia che non ottenne alcun risultato: la donna si presentò dal ginecologo il 17 agosto, per un'ecografia; il 6 settembre, per una visita specialistica; il 19 ottobre, per un'altra ecografia; il 15 novembre e l'11 dicembre, ancora per visite specialistiche. Sempre, ribadì la sua situazione: continuava a perdere sangue dal capezzolo e l'ematoma non si assorbiva; secondo Tresoldi si trattativa di una infiammazione dovuta alla gravidanza. Elisa Coldebella scelse di cambiare ospedale: il 28 dicembre andò a Castelfranco Veneto, venne sottoposta a un'altra ecografia mammaria; dopo alcuni giorni, l'esame istologico le presentò la dura e cruda verità: le era stato riscontrato un carcinoma mucinoso infiltrante, del diametro di 4 centimetri. Aveva un tumore al seno, per 6 mesi era stato curato come una banale infiammazione. Il 6 gennaio, il parto. Successivamente, la donna dovette sottoporsi per mesi alla chemioterapia; la vicenda si è chiusa il primo ottobre 2008, con l'intervento chirurgico, che ha comportato la mastectomia e la ricostruzione del seno. Al radiologo si contesta un errore di diagnosi, al ginecologo di non essersi preoccupato, in assenza di un positivo riscontro della terapia, di prescrivere ulteriore accertamenti strumentali, che potessero fare davvero luce. (s.b.)
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