Università, Daniela Lucangeli si dimette da prorettrice

La professoressa dell'Università di Padova esce dalla governance in vista del voto: «Scelta dolorosa, ma è il momento di un confronto libero e privo di opportunismi»

PADOVA. Il principio che ha mosso la sua anima, dice, è la “patavina libertas”, motto del Bo che rivendica libertà, in tutto e per tutti, nell’Ateneo. Con questo ideale, Daniela Lucangeli si dimette da prorettrice alla continuità formativa scuola-università-lavoro.

Un’esperienza, quella nella governance dell’Ateneo, che dura dai tempi di Vincenzo Milanesi, passando per Giuseppe Zaccaria fino a Rosario Rizzuto, cui è indirizzata la lettera di dimissioni. «Mi dimetto perché voglio dare un segnale, una sveglia» dice Lucangeli, ordinario di Psicologia dell’Educazione e dello Sviluppo «ho concluso il mio mandato e dato compimento fino in fondo all’impegno preso con l’Ateneo e con il rettore.

Dopo tanti anni la mia è una scelta dolorosa: non è facile lasciare ciò che si ama di più del proprio servizio, ma rinuncio alla mia posizione conveniente proprio per dare un segnale, per ribadire che ogni voto conta e va speso con coscienza sapendo che da questo dipende il futuro di tutti».

Nell’ambito della continuità formativa, nel solo 2020 sono stati raggiunti 33.340 utenti con azioni divulgative e di orientamento, mentre 66.970 tra studenti e laureati hanno partecipato a stage negli ultimi tre anni con 400 borse per l’estero nell’ultimo anno con un finanziamento di 662.713. Nell’ultimo triennio sono terminati progetti europei per 3,4 milioni di euro; ancora, i dati aggiornati al 2019 sulla condizione occupazionale riferiscono di un impiego del 50% a un anno dalla laurea, che cresce al 74,4% a tre anni fino all’81,3 a 5 (al netto dei corsi triennali).

Queste sono solo alcune delle credenziali con cui Lucangeli invita a un dibattito elettorale in grado di far crescere l’Ateneo, accettando le sfide che questo momento storico impone: «Il mio impegno è testimoniato dall’incremento del flusso di studenti che hanno scelto il nostro ateneo per la propria crescita ottenendo il migliore successo formativo e inserimento nel mondo del lavoro» spiega «lo dicono i dati delle matricole, dei progetti di tutorato e di buone pratiche condivise in tutto il Paese, il lavoro fatto per combattere l’abbandono degli studi riorientando le scelte, i dati dell’inserimento del mondo del lavoro, i progetti vinti, i premi e i riconoscimenti istituzionali all’Università. Ed è anche in virtù di tale evidenza che ho inteso le mie dimissioni come scelta di testimonianza».

Il voto di giugno, spiega, proietterà l’Ateneo nel futuro: «Non possiamo fare come se orizzonti, contesti ed esigenze non fossero mutati» prosegue «e soprattutto non possiamo dare le stesse risposte, prospettive visioni. Tutto sta cambiando a una velocità che ci travolgerà se non abbiamo chiaro il fine delle nostre azioni istituzionali e in questo caso anche del nostro voto. E io vorrei essere libera di dire tutto questo anche dentro il mio Ateneo, testimoniando una visione di patavina libertas».

L’ormai ex prorettrice invoca quindi una comunicazione «coraggiosa e serena anche e soprattutto nelle differenze di visioni» perché «la differenza di vedute e prospettive, soprattutto in un’istituzione come la nostra, non deve essere personalizzata come se fosse una contesa.

La patavina libertas è arricchimento, confronto, dibattito autentico e non formale, è cooperativo tra le parti, solidale e rispettoso delle differenze. Per questo secondo me, soprattutto oggi, l’Ateneo ha bisogno di una figura che sappia coniugare e impersonare idealità e pragmaticità, che guardando al fine sappia aiutare le azioni di ogni giorno, che dia corpo a un’idea di Università fatta di valori e relazioni e non di opportunità o convenienze di fazioni. Abbiamo urgenza di una guida che padrona della complessità istituzionale ci liberi dagli orpelli dei formalismi e da omologazioni per portarci a una semplificazione e a una essenzializzazione del nostro operare, nella didattica, nei servizi e nell’innovazione. È un tempo nuovo, lo mostrano i fatti. Per questo oggi serve un segnale forte di reset. Si vota la vision di futuro in cui crediamo e la persona capace di realizzarlo».

Un segnale di rottura rispetto alle governance che tuttavia, per il momento, non si esprime in una presa di posizione nei confronti di un candidato: «Sento una sintonia con chi crede nelle stesse visioni, ma non è per sponsorizzare qualcuno che mi dimetto, quanto per ribadire la necessità di andare al voto con consapevolezza» conclude Lucangeli «la mia presa di posizione vuole sollecitare una riflessione da parte di tutti su cosa vogliamo fare per l’Ateneo e il Paese per i prossimi sei anni. E questo deve prescindere dagli opportunismi.

Ecco perché io rinuncio a tutto, per dare un segnale affinché tutti siano disposti a mettersi in gioco per la crescita dell’Università che è un bene più grande. Per questo e per mille altri motivi vorrei sentirmi libera verso il futuro di visione e il voto che esprimerò anche io». 
 

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