Università e Comune alla guerra del Cus Area Aps congelata, niente polo sportivo

Un anno fa il problema era la necropoli protostorica: tombe del V e VI secolo a.C. che richiederebbero, prima dell’apertura di qualsiasi cantiere, un’analisi di archeologia preventiva. Ora l’ostacolo è l’inquinamento del suolo. I terreni sono carichi di residui di quel carbone con cui si faceva il gas di città: serve dunque una bonifica dai costi imprevedibili e comunque ingenti. A sentire il Comune c’è sempre un buon motivo per rinviare la cessione dell’area Aps all’università. E l’ateneo - che da oltre due anni ha in mano un progetto e un finanziamento per allargare l’area Cus e costruire un polo del benessere - è costretto ad aspettare. Ma la pazienza dalle parti del Bo si sta esaurendo. E i rapporti con i dirimpettai di palazzo Moroni cominciano a rovinarsi.
tutto fermo
L’università a febbraio 2016 aveva deliberato di “accogliere” le aree Aps di via Corrardo e dall’inizio del 2017 è pronta a spende dodici milioni di euro - cinque dei quali già in cassa e vincolati - per ammodernare gli impianti del Cus e per estenderli all’area Aps, che il Comune ha promesso di cedere. Lì, nel vecchio capannone che richiama architettonicamente il Palazzo della Ragione, troverebbero posto una piazza multimediale, caffè e negozi al piano terra, piscine e campo di basket al primo piano e un’area fitness al secondo piano. Intorno sono previsti parcheggi, spogliatoi, un piazzale da vivere anche di notte. È un impianto pensato per diciannove discipline e duemila frequentatori settimanali fra i 70 mila (studenti più dipendenti) dell’università. Ad aprile del 2017 il rettore Rosario Rizzuto, presentando il progetto dell’architetto Edoardo Narne, aveva confessato il suo sogno: «Vorrei inaugurarlo prima della fine del mio mandato». Ma da allora non si è fatto un solo passo e il 30 settembre del 2021 si avvicina.
l’impazienza
«Se il Comune non ci dà l’area, noi non possiamo fare niente». Trattiene a fatica il fastidio, il prorettore al Campus Tomaso Patarnello. «Siamo in difficoltà, abbiamo soldi e progetto ma non abbiamo risposte di nessun tipo. Proviamo a fare pressing ma inutilmente, non riusciamo a capire neppure quale sia l’ostacolo». Patarnello considera superato il problema della necropoli («Se ci sono reperti, abbiamo già chiarito che ci comporteremo come già fatto nell’area Cus, catalogando i ritrovamenti e lasciandoli al loro posto»), mentre non ha informazioni precise sulla necessità di una bonifica: «Costa tanto? Ci dicano quanto, almeno possiamo valutare se è una spesa alla nostra portata o alla quale possiamo contribuire».
il piano b
Stanca di aspettare una risposta dal Comune, l’università si è già mossa per valutare un’alternativa all’area Aps. «Ci sono terreni disponibili nelle adiacenze del Cus», spiega Patarnello. «Sono piccoli e di proprietà privata, ma si potrebbero acquisire per un progetto di ampliamento che però a questo punto sarebbe tutta un’altra cosa rispetto a quello che avevamo presentato». Ma prima di prendere questa direzione, l’ateneo attende una risposta definitiva dall’amministrazione comunale. «Siamo impazienti, ma lo stallo non si sblocca», aggiunge il prorettore. «Abbiamo un finanziamento importante vincolato e vorremmo procedere, non sappiamo più cosa fare». L’aspetto economico, in questa partita, è tutt’altro che secondario. Sia perché i dodici (o tredici) milioni che serviranno per realizzare il progetto sono un investimento notevole per l’università. Sia perché c’è un contributo della Fondazione Cariparo che non può restare congelato in eterno.
il nodo della bonifica
Dal Comune la replica è ancora, come un anno fa, del vicesindaco e assessore all’Urbanistica Arturo Lorenzoni, che poi - non va dimenticato - è anche professore universitario. «Noi non abbiamo alcun problema a cedere l’area, ma è emerso che ci sono bonifiche costose da fare e mi risulta che di fronte a questa prospettiva l’università abbia tirato il freno a mano», dice. «So che stanno cercando una soluzione alternativa che non ci è stata ancora comunicata. Forse stanno valutando terreni privati intorno al Cus, in ogni caso non siamo noi a rallentare l’iter del progetto».
la disponibilità c’è
Radio palazzo racconta di una maggioranza non proprio unita sull’ipotesi di cessione delle aree. Ma Lorenzoni ribadisce che non c’è nessun ostacolo, se non - appunto - la necessità di fare una bonifica. «Noi di sicuro non possiamo farci carico dell’intervento», sottolinea il vice sindaco, «mentre siamo aperti a qualsiasi soluzione si possa trovare insieme all’università. Credo che l’incognita della bonifica per adesso abbia scoraggiato l’università dal procedere con l’acquisizione dell’area, però c’è ancora margine per trovare una soluzione. Oppure, più probabilmente, per riposizionare il progetto nelle altre aree che sono state valutate». —
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