Uno sparring partner per allenarsi sul ring delle idee

S’è perso il gusto della conversazione signora mia, e non solo quello. Non ci sono più le mezze stagioni e l’ultima scuola di apologetica ha chiuso 200 anni fa. Ci rimane solo il piacere della rissa televisiva, di condominio, di parcheggio, ovunque le sorti della tenzone una volta erano (in parte) affidate agli argomenti, oggi sono decise solo dalla protervia, nessuno più convince nessuno, vince chi urla di più.
Il professor Adelino Cattani propone un galateo, e siccome sa che non basta, prescrive anche un seminario, anzi un corso di buone maniere: un master in “Teoria dell’argomentazione e pratica della comunicazione strategica. Gestione di crisi, conflitti ed emergenze».
Alla base l’assunto che c’è modo e modo di dire le cose, che in ogni caso conviene sempre dirle e che anche le peggiori hanno il loro. «Cyrano di Bergerac andava in bestia ogni qual volta uno accennava al suo naso, ancora di più si indispettiva per la banalità con cui glielo facevano notare. In un celebre passo è lui stesso che suggerisce all’interlocutore una decina di modi con cui offenderlo senza annoiarlo».
Adelino Cattani insegna “Teoria dell’argomentazione” all’Università di Padova. Suo è un gustoso libretto intitolato «Cinquanta discorsi ingannevoli», in cui analizza e mette in guardia dalle aporie logiche, dagli assunti irrazionali su cui spesso basiamo i nostri discorsi. In un altro opuscolo, - “Come dirlo? Parole giuste parole belle» - illustra una decina di modi utili per liberarsi di uno scocciatore: «Siamo solo agli inizi del millennio, ne possiamo parlare verso la fine?» è uno di questi.
Nel 2001 si inventò il corso in teoria dell’argomentazione e subito gli dissero di no con l’argomentazione che corsi del genere non erano ancora stati inventati. Con la liberalizzazione delle Università andò meglio e, in anni più recenti si è divertito a costruire una vera e propria palestra dell’argomentare in cui giovani liceali e universitari si confrontano in squadre. L’anno scorso due gruppi sono stati messi di fronte pro e contro l’assunto che «legiferare contro le teorie negazioniste è controproducente». I contest - questo è il settimo - si tengono al Palazzo della Ragione - l’ultimo è stato aggiudicato ai sì: sì, legiferare contro il negazionismo è controproducente. Ed è una cosa bella, come l’idea di San Francesco e del califfo che discutono pacificamente su qual è la vera fede.
«Le scuole di retorica e apologetica sono ormai appannaggio del mondo anglosassone, ed è un peccato. Possedere l’algebra dell’argomentazione è fondamentale, non preserva dall’errore ma ti difende da quello altrui».
Cattani schiva facilmente l’accusa di manierismo: «Non è che non mi interessi la verità, dico solo che torti e ragioni spesso non si dividono con un taglio netto e che comunque c’è un solo metodo per avvicinarsi alla verità, ed è quello del tenersi lontani dall’errore. La scuola di Torquato Accetto per dirla in un altro modo, quella del filosofo di Trani che si accontentava di “vivere tra gli inganni non ingannato”».
Consigli utili per convincere, non il manuale di conversazione di Achille Campanile e nemmeno l’arte dell’aver ragione di Arthur Schopenhauer, solo piccoli accorgimenti di buonsenso: «Non fare troppo gli spiritosi davanti ad pubblico ostile, lo humor non funziona, funziona solo con chi è benevolmente predisposto. E non funzionano nemmeno gli attacchi ad personam. Un esempio del buon argomentare lo dà Gesù laddove è messo alle strette dai farisei. L’adultera deve essere lapidata? Gli chiedono. Se dice sì sarà giusto ma non misericordioso, se dice no sarà buono ma ingiusto. Chi è senza peccato scagli la prima pietra è l’intelligentissima risposta. Ecco, per dire che ci sono molti modi per dire una cosa». Altri consigli utili: lasciate parlare l’avversario, non fare come in tv, «così facendo l’avversario si espone, il tuo bersaglio si allarga e svela i suoi punti deboli. Un’altra cosa per vincere e convincere è mettersi nei panni degli altri, esplorare i limiti delle posizioni altrui. Grillo tace, non va in tv, così allarga il bersaglio; non solo, tacendo esercita una forma di comunicazione silente forte del presupposto che più parlano gli altri più si squalificano, e lo fanno meglio da soli di quanto potrebbe farlo lui parlandone».
Il master che il professor Cattani va ad inuagurare si rivolge a manager, consulenti, professionisti delle arti liberali, verterà sulla comunicazione (compresa quella non verbale), le tecniche di negoziazione, i modi di dare notizie in situazioni di crisi. «I soliti corni di chi ha potere e responsabilità: cos’è meglio, salvaguardare la sicurezza o la reputazione. Il dilemma non è dirlo o non dirlo, ma come dirlo».
Emilio Randon
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