Un’ospitalità speciale nella “Casa a colori”

L’80 per cento sono studenti in gita, parenti di ricoverati, partecipanti a concorsi Poi ci sono anche profughi, che restano pochi giorni, e padovani in difficoltà
BELLUCO ARRIVO SFRATTATO A CASA A COLORI PADOVA BELLUCO ARRIVO SFRATTATO A CASA A COLORI PADOVA
BELLUCO ARRIVO SFRATTATO A CASA A COLORI PADOVA BELLUCO ARRIVO SFRATTATO A CASA A COLORI PADOVA

L’80% degli ospiti sono turisti sociali: 24 euro a notte con prima colazione per le scolaresche; per chi lavora in fiera; chi passa dall’eccellenza sanitaria padovana; chi deve fare un esame o un concorso; chi, semplicemente, fa rientrare una gita in un budget oculato. Il rimanente 20% sono persone che vivono un disagio: profughi, ma non solo. Anche donne maltrattate; disperati italianissimi, sfrattati o disoccupati. Tutti segnalati dai servizi territoriali. Proprio i migranti a Casa colori restano una manciata di giorni, subito trasferiti nelle sedi (sparpagliate nella provincia) che li accolgono. Questi sono fatti. Tuttavia è più facile nutrirsi di pregiudizi e così il rione continua a sostenere che quella "casa degli stranieri" genera allarme e paura; che chissà cosa può accadere. Anche se non accade. La protesta si estende alle attività collaterali, ad esempio raccogliendo le firme per spostare i camion che smistano e raccolgono il vestiario delle campane della Caritas. Mentre quelli del vicino supermercato sono pazientemente tollerati. Come "regalo" al quartiere, i mezzi pesanti della cooperativa Città solare presto si trasferiranno in via Po. A darne notizia Maurizio Trabuio, responsabile delle due attività. E’ lui il visionario che ha dato vita a Casa colori. Era il 1993, i migranti in città non superavano le 2 mila persone e Maurizio trovava loro casa grazie a Nuovo villaggio. Finchè esigenze e timide richieste prendono altre strade: i senegalesi a fine anni ’90 erano ben strutturati e desideravano un posto dove leggere il Corano; mentre le nuove ondate di migranti non sapevano quanto tempo sarebbero rimasti in città o se questa sarebbe stata la soluzione definitiva. «La nostra domanda per rispondere ai bisogni è diventata: di cosa hai bisogno e per quanto tempo?» racconta Maurizio. «E’ nato così l’albergo popolare, qui, dai dehoniani. Da allora sono cambiate molte cose: è nata la Fondazione La casa onlus che gestisce il patrimonio immobiliare in tutta la Regione (104 alloggi, 50 a Padova); purtroppo è naufragato il progetto della Casa delle genti in via delle Melette, ma siamo speranzosi che si possa realizzare al Crocefisso». Tempi lunghi, soldi da recuperare e, intanto, nasce Qui Padova, un laboratorio s di realtà che condividono uno spazio, a volte in co-working.

Elvira Scigliano

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