Usl 16, ammanco di un milione. Ma non ci sono responsabili

L’ente non riscosse i canoni relativi alla gestione dei bar del Sant’Antonio, dell’ospedale Ai Colli e dell’edicola: la Procura chiese sei condanne, la Corte dei Conti ha ora “annullato” l’indagine
PIEROBON - PRESENTAZIONE OSPEDALE AI COLLI
PIEROBON - PRESENTAZIONE OSPEDALE AI COLLI

PADOVA. Un buco di oltre 1 milione di euro nella sanità padovana e nessun colpevole. Almeno al momento. È questa, di fatto, la situazione, dopo la sentenza depositata giovedì scorso dalla Corte dei Conti. I giudici della magistratura contabile hanno dichiarato nullo l’atto di citazione con cui la Procura contestava a sei tra ex dirigenti e funzionari dell’Usl 16, i mancati introiti derivanti dalla gestione del bar e dell’edicola dell’ospedale Sant’Antonio e del bar dell’ospedale Ai Colli affidata alla Coges srl.

In sostanza: la società (che poi è fallita), non ha pagato i canoni d’affitto dovuti all’Usl per la concessione in uso di alcuni locali aziendali e nessuno, nell’ambito dell’unità socio-sanitaria, ha fatto quanto doveva per segnalare e risolvere il problema. Una condotta omissiva, stando all’accusa, che ha portato al buco milionario: di qui la richiesta di condannare ex dirigenti e funzionari, ritenuti responsabili di danno erariale, a ripianare le casse pubbliche.

I giudici della Corte dei Conti hanno però dichiarato la nullità dell’atto di citazione. La motivazione? La Procura non avrebbe precisato nel dettaglio le responsabilità dei singoli convenuti. Scrive il collegio nella sua sentenza: «Il danno, secondo la ricostruzione della Procura, si assume derivato da una serie non omogena di omissioni, poste in essere, in tempi diversi, da soggetti diversi appartenenti a settori diversi della Aulss con competenze diverse.

Nella difficoltà di delineare, per ciascuno dei convenuti, le singole specifiche condotte foriere di danno, l’organo requirente ha scelto la via della contestazione di una reponsabilità “diffusa”». E qui, per i giudici, sta il problema perché «non è esattamente individuata, per ciascuno dei convenuti, la specifica condotta asseritamente negligente causativa del danno». Tutta da rifare, dunque, l’indagine avviata nel 2011, grazie anche agli articoli del Mattino di Padova. La vicenda inizia nel 2002 quando Coges si aggiudica la gestione del bar del Sant’Antonio; successivamente, nel 2003, anche quella dell’edicola e nel 2005 quella del bar del complesso Ai Colli. Ebbene, per quanto riguarda il bar del Sant’Antonio, la commissione di verifica interna (nominata dal direttore generale nel febbraio 2011) accertò fatture insolute per un valore di 762 mila 960 euro.

Lo scoperto rilevato per l’edicola era invece di 56 mila 671 euro e per il bar dei Colli di 27 mila 109 euro; ai tre “buchi” andavano poi sommati gli interessi di mora. Che però non sono stati mai incassati. I referenti di settore dell’allora “Aulss” 16, sostiene la Procura, non si erano infatti attivati né per procedere alla riscossione coattiva dei canoni e neppure per disporre la risoluzione del contratto. Condotte omissive sono state pertanto contestate a vario titolo a sei responsabili di settore tra i quali Mauro Crosato e Pier Donato Canesso, referenti in diverse epoche della Struttura Complessa Interaziendale Acquisizione Beni e Servizi; i loro nomi figurano anche nell’inchiesta in corso della Corte dei Conti sull’appalto ristorazione alla Serenissima.

Argomenti:sanità

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