Usura, dieci anni per l’ex boss Lo Nardo

Nel passato figura ponte tra Cosa Nostra e la Mala del Brenta, condannato anche per ricettazione e concorso in estorsione
Di Cristina Genesin

PIAZZOLA SUL BRENTA. Il tribunale di Padova non ha dubbi: Rosario Lo Nardo, 76 anni palermitano con residenza a Piazzola sul Brenta, è colpevole di usura continuata, ricettazione, e di aver concorso nel reato di estorsione (sia tentata che consumata).

La pronuncia. Pesantissima la condanna inflitta all’ex boss mafioso, già trafficante di droga per conto del clan Fidanzati e di Totuccio Contorno, poi considerato il ponte tra Cosa Nostra e la Mala del Brenta, gli ultimi anni dedicati alla gestione di un giro di usura tra le province di Venezia e Padova: 10 anni e 3 mesi di carcere oltre al pagamento di una multa di 10.750 euro. Non solo: dovrà pagare le spese processuali e di custodia cautelare; mentre a suo carico scattano l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’interdizione legale per la durata della pena nonché l’incapacità a contrattare con la Pubblica amministrazione per 5 anni. Ieri è stata pronunciata la sentenza dal tribunale (presidente del collegio il giudice Claudio Marassi) che è andato ben oltre la richiesta della pubblica accusa di 7 anni, 7 mesi e 4.900 euro di multa.

L’arresto. Personaggio di spessore criminale, Lo Nardo finisce in manette il 22 aprile 2010 quando i carabinieri di Venezia lo bloccano mentre sta incassando a casa sua una tranche di 1000 euro da un «cliente»: la sua presenza nel corso di quasi tutti i fine settimana vicino al casinò di Ca' Noghera non era passata inosservata e aveva fatto sospettare un’attività da cambista (chi presta danaro ai giocatori del casinò a tassi alti). Scatta la perquisizione e nell’abitazione di Piazzola sono sequestrati 65 mila euro in contanti, 100 mila euro in titoli e cambiali, gioielli, tra cui due Rolex d'oro, forse dati in pegno da chi aveva cercato e ottenuto qualche prestito (materiale tutto confiscato).

L’inchiesta. Il pm Sergio Dini si era attivato grazie a una segnalazione trasmessa dalla procura di Venezia su una rapina messa a segno in una banca della provincia lagunare. A quanto dichiarato da uno dei rapinatori, Lo Nardo aveva “ripulito” ben 21.800 euro frutto di un colpo compiuto il 27 novembre 2009 nella filiale di Venezia della Cassa di Risparmio di Vicenza (da qui l’accusa di riciclaggio). Gli accertamenti avevano svelato una rete di prestiti a tassi stellari. Di seguito vengono individuati 7 imprenditori che avevano chiesto “aiuto” a Lo Nardo: a uno di loro, erano stati chiesti 12 mila euro a fronte di un prestito di 3 mila. In un sms Rosario Lo Nardo aveva scritto: «Quando vedi il sangue, ti calmi». La figlia Caterina, che vive a Galliera Veneta, il genero e il figlio maggiore, sono già usciti dal procedimento penale per concorso in estorsione con un patteggiamento di due anni.

Il personaggio. Gestore di traffici di stupefacenti e riciclatore di denaro proveniente da bische clandestine e casinò nell'ex Jugoslavia, Lo Nardo era arrivato a Piazzola dalla Sicilia negli anni ’80 in soggiorno obbligato. Era uscito dal carcere nel '99 per gravi problemi di salute: nel 1998 la Cassazione aveva confermato una condanna a 17 anni per associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Nell’ottobre 2012 nuovo arresto: era stato sorpreso a Castelfranco Veneto mentre passeggiava, violando i domiciliari.

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