Uva, impianti boom mille ettari in più nell’arco di tre anni
Vendemmia più povera ma superfici oltre i 7 mila ettari Volano i vini con marchio Doc, quasi cento le aziende-bio

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Prima ci sono state le gelate primaverili, che hanno colpito le colline e la Bassa. Poi è cominciato un lungo periodo di siccità. Ma ai viticoltori padovani non è andata male come si temeva. Il raccolto 2017 è stato buono, in calo per quantità (l’11 per cento in meno, complessivamente, tra il 6 e l’8 per cento sui Colli Euganei) ma in crescita per qualità, soprattutto per i rossi. Il segnale più forte arriva però dall’espansione dell’area produttiva che ha portato sopra quota 7 mila ettari la superficie di vigneti, due terzi destinati a uve a bacca bianca e un terzo a uve a bacca nera. Negli ultimi tre anni il bilancio tra superfici estirpate e superfici impiantate è largamente positivo ed è un segnale di salute della viticoltura padovana, peraltro sempre più orientata alla qualità e all’origine.
Più forti del meteo.
«Il clima ha sicuramente penalizzato le aziende, ma il calo di produzione è stato inferiore a quello registrato in altre zone», spiega Fabio Giorgio, responsabile del settore vitivinicolo di Coldiretti Padova. I dati elaborati da Veneto Agricoltura lo confermano: se qui si è perso un 11 per cento rispetto alla vendemmia 2016, altrove è andata molto peggio. In provincia di Vicenza il calo è stato del 41 per cento, in quella di Verona del 21 per cento. A livello regionale, il calo è stato superiore al 15 per cento.
Vince il prosecco.
Al primo posto tra le varietà prodotte c’è ancora - e di più - l’uva Glera, componente base del prosecco, alla quale sono destinati 2.666 ettari sul totale di 7.030 destinati alla viticoltura in provincia. Al secondo posto c’è il Merlot (1.142 ettari), al terzo il Pinot Grigio (954 ettari) in crescita dopo l’introduzione della nuova denominazione di origine controllata “Delle Venezie” che è dedicata a quest’uva. La superficie complessiva è in crescita. Negli ultimi tre anni quella espiantata è stata di 564 ettari (190 nel 2017), mentre quella impiantata è stata di 1.653 ettari (672 l’anno scorso, 662 nel 2016, 317 nel 2015). Dunque c’è un saldo attivo di 1.088 ettari ed è un segnale di salute.
Più Doc, più Docg.
«Qualità e origine sono i segni distintivi della produzione padovana», sostiene Giorio. «Lo dimostra la crescita straordinaria del Fior d’Arancio dei Colli Euganei Docg, ormai il vino bandiera del territorio, sul quale i nostri produttori hanno puntato con convinzione e con dedizione fin dall’inizio». Il vino imbottigliato con questa denominazione - che ormai è riconosciuta dappertutto e identifica in modo immediato il territorio provinciale - passa dai 6.980 ettolitri del 2016 ai 7.228 del 2017, con un incremento del 4,9 per cento.
Il bio verso quota 100.
Sono 94 le aziende vitivinicole della provincia che hanno sposato la coltivazione biologica. Sono già 580 gli ettari coltivati e la crescita procede a grandi passi. «Presto supereremo le 100 aziende perché il trend sarà mantenuto anche nei prossimi anni», è sicuro Giorio. «Non a caso stiamo lavorando al bio distretto nell’area dei Colli Euganei per favorire questa forma di coltivazione sostenibile che trova attenzione e consenso anche fra i consumatori». Ed è anche grazie allo sviluppo della produzione bio che l’export vola. «Nelle prossime settimane organizzeremo incontri tecnici con i produttori», conclude il responsabile della Coldiretti, «per affrontare i temi del settore, dalle prospettive di sviluppo legate ai bandi del piano di sviluppo rurale all’evoluzione degli impianti e della normativa».
(cric)
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