Valcalaona, antiche terme resuscitate per tre giorni
Lo storico sito conosciuto sin dal Paleolitico viene ripulito dal centro La Medusa Decenni di abbandono dopo i fasti del passato, ospiterà un festival culturale

BAONE. Culla della preistoria veneta, quindi polo termale di fama nazionale, poi centro d’accoglienza per sfollati di guerra, spazio agricolo votato alle serre e, ormai da decenni, luogo di degrado e abbandono. L’epopea della Valcalaona (il cui toponimo è spesso anche Val Calaona) meriterebbe un romanzo, di cui un nuovo capitolo viene scritto proprio in questi giorni dal Centro di cultura La Medusa, realtà atestina che da settimane sta lavorando alla pulizia dell’area termale e che da venerdì utilizzerà proprio la Valcalaona come scenario del progetto “Zolfo”, acronimo che sta per “Zone o luoghi fuori ordinario”. Seppur per tre soli giorni, questo spazio suggestivo dei Colli Euganei ritornerà a vivere dignitosamente.
La Valcalaona.
L’area si trova nel territorio di Baone, tra il monte Cero e il monte Lozzo. Abitata senza soluzione di continuità fin dal Paleolitico medio, cioè dall’uomo di Neanderthal in poi, la Valcalaona è considerata uno dei siti fondamentali della preistoria veneta. È tuttavia la storia recente ad aver reso il sito un piccolo paradiso termale: utilizzata per le sue acque calde fin dal basso Medioevo, l’area è divenuta un polo di richiamo nazionale sin dall’Ottocento, anni in cui fu costruito persino un albergo termale. Prima di allora la Valcalaona era stata per secoli uno spazio libero, dove i vari tentativi di privatizzazione sono stati sempre limitati dalla popolazione locale (la Comunità Atestina), antica custode di questo tesoro, anche formalmente almeno fino a metà dell’Ottocento. Nei primi anni del Novecento il Comune investì importanti risorse anche sul fronte dei collegamenti alla struttura e su quello della promozione, portando il richiamo della Valcalaona in tutto il Nord Italia. Durante la Prima Guerra Mondiale, l’area divenne punto d’accoglienza per gli sfollati. Fatta eccezione per uno slancio di vita negli anni Settanta, il declino definitivo si è materializzato con la costruzione da parte della Cooperativa Valcalaona di 11.500 metri quadri di serre sui tre ettari concessi dal Comune a ridosso degli edifici abbandonati delle vecchie terme e delle due vasche. Il fallimento della cooperativa nel 2013 e il massimo degrado del complesso sono purtroppo storia recente, come peraltro più volte denunciato anche dal circolo atestino di Legambiente.
Zolfo.
Il progetto del Centro La Medusa vuole essere un primo concreto esempio di valorizzazione di quest’area. L’iniziativa, che questa settimana è dedicata alla Valcalaona e la settimana prossima si trasferirà all’ex Inps di Battaglia Terme (altra realtà in cui terme e degrado si intrecciano), ha già avuto il merito di provvedere a un’ampia pulizia delle vasche e degli spazi che guardano le antiche terme: «Abbiamo asportato, anche grazie a Sesa, due camion di rifiuti» conferma Giandomenico Sandri, presidente de La Medusa, «una delle vasche è stata riattivata e ripulita e sarà visibile da chi parteciperà agli eventi di “Zolfo”. Abbiamo previsto anche una sorveglianza notturna per questioni di sicurezza e per evitare usi inopportuni della vasca».
L’idea è ovviamente quella di ridare impulso e sviluppo a questo spazio: «Stiamo parlando di una realtà che può garantire un ritorno imprenditoriale ed economico, anche a giovani e professionisti del territorio. È questo il primo obiettivo del nostro progetto, che da venerdì a domenica si declinerà anche in momenti d’arte e di festa».
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