Vanilla, la mensa è 2.0 il virus raddoppia i pasti

conselve
La pandemia come occasione. Non tanto (o perlomeno non solo) per irrobustire i fatturati, ma soprattutto per fornire un servizio essenziale: la ristorazione ai lavoratori. Anche a quelli che, per prevenzione e sicurezza, in tempi di Covid preferiscono rimanere tra i muri delle loro fabbriche e aziende. E così il Vanilla Break&Lounge, risto-mensa della zona industriale di Conselve, ha chiuso forse l’anno peggiore per il settore della ristorazione raddoppiando i propri numeri: da 250 a 550 pasti consegnati ogni giorno alle aziende del territorio, a cui peraltro vanno aggiunte altre 300 persone che quotidianamente si siedono fisicamente ai tavoli della mensa.
Il Vanilla di via della Tecnica appartiene alla società Food Service Italia, la cui metà delle quote è a sua volta della Servizi Logistici srl, la creatura direttamente legata a Leonardo Padrin, quindici anni di consiglio regionale e un quinquennio da presidente della Commissione sanità. Nasce nel 2007 proprio accanto ai capannoni della Servizi Logistici e diventa ben presto la mensa di moltissimi lavoratori del Conselvano. Un “self-service 2.0” in zona industriale, che alza la qualità proposta cercando di andare oltre il consolidato “menu a 10 euro” fatto di pasta, bistecca e pane. Una mensa che «strizza l’occhio anche ai colletti bianchi», spiegano i titolari. Il vero salto di qualità, però, arriva proprio con la pandemia.
Amministratore delegato del Vanilla è Nicolò Piccione, 40 anni: «L’emergenza Covid non è cominciata nel migliore dei modi per noi» racconta «Il 12 marzo, infatti, la polizia locale si presenta al Vanilla e invita tutti, anche quelli che stanno pranzando, ad andarsene. Il motivo? Abbiamo tre codici Ateco: per il bar, per il ristorante, per la mensa. Di fatto viene presa in considerazione solo il primo codice. Il Vanilla, considerato semplice bar, deve chiudere». Viene imposto dunque un mese di stop forzato - con buona pace dei lavoratori della zona - che però serve all’azienda per ricalibrare le forze e analizzare le esigenze del momento.
Alla ripartenza, il Vanilla punta moltissimo sulla distribuzione dei pasti veicolati, ossia quei pasti preparati in cucina che poi vengono distribuiti alle aziende che ne fanno richiesta. I pasti veicolati pre-Covid erano 250-300 al giorno, oggi toccano i 550-600. Praticamente un raddoppio del servizio. Le porzioni che partono da Conselve - costo medio di 4,80 euro - arrivano in moltissime aziende della zona industriale, ma anche a Rovigo, Cona, Este e Albignasego. Questi pasti si sommano all’attività di mensa in loco, per molti mesi l’unica attività di ristorazione concessa dai vari Dpcm: anche se gli spazi rivisti in base alle restrizioni Coronavirus hanno portato da 350 a 150 posti a disposizione, ogni giorno il Vanilla accoglie dai 240 ai 300 clienti. Rimanendo sempre in tema di numeri, il 2020 si è chiuso per il Vanilla con un fatturato di 1 milione di euro: quasi quanto il 2019, nell’anno in cui i bilanci della ristorazione sono crollati miseramente praticamente per tutte le aziende.
«Abbiamo saputo rispondere alle esigenze dettate dalla pandemia e ricalibrare il nostro lavoro su questo» spiega Piccione «ma abbiamo anche saputo fare un passo avanti in qualità, e non solo per l’offerta culinaria». Il Vanilla - che conta una quindicina di dipendenti - ha avviato un sistema di prenotazione nominale: di fatto il lavoratore a inizio settimana può scegliere cosa farsi recapitare in azienda, nei limiti del contratto stipulato con il datore di lavoro. A breve il servizio sarà accessibile attraverso un’app. Il locale vanta poi casse intelligenti, che limitano le code e gli assembramenti. E ancora: «Abbiamo aderito a “To good to go”, sistema mette in vendita il cibo invenduto a fine giornata: abbiamo 5-6 utenti che passano ogni giorno». Sempre in ottica solidale, il Vanilla ha offerto anche dei pacchi alimentari durante il lockdown. —
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