Vendeva titoli spazzatura Causa all’istituto bancario

di Renzo Mazzaro
Doveva vendere titoli spazzatura ai clienti della banca senza informarli del rischio. Lei si rifiutava: aveva in portafoglio un centinaio di risparmiatori, con disponibilità da 75.000 a 1.000.000 di euro, che si fidavano di lei. Per lo più gente anziana, in ogni caso persone che poco o nulla sapevano di strutturati, certificate, covered warrant. Ma il direttore commerciale le stava con il fiato sul collo: la bombardava di sms, mail, telefonate minacciose. «Ma dove sono gli strutturati e i certificati? Entro domani 50 mila con ritorno 5%». «Il gestito va recuperato subito». «Dobbiamo insistere nella sottoscrizione di strutturati e certificati, siamo insufficenti. Pac, pac, pac...». Ripetuto 15 volte: Pac è il piano di accumulo proposto ai clienti, con versamenti periodici per acquistare un prodotto. Ad ogni affidamento bisognava rifilare un Pac al risparmiatore. Il 4 dicembre 2007 le chiede «100 mila euro tra polizze 4x4 e/o strutturati Europa Bonus»; il 27 dicembre le intima di chiamarlo ogni ora, a partire dalle 11, per aggiornarlo in tempo reale sulle vendite che devono raggiungere 200 mila euro, arrivando a spedirle cinque mail in un’ora. Il 14 gennaio 2008 le salta addosso con un «Spero che sia uno scherzo, produzione zero non esiste»: ma la poveretta era in ferie.
Un anno e mezzo di questa vita, finché all’aprile 2008 non ce la fa più. Si ammala, cade in depressione, si licenzia. Cerca lavoro in un’altra banca, si licenzia anche da là. Non riesce più a sopportare il rapporto con le persone. Non si è più ripresa. Ha l’esistenza segnata, la famiglia stravolta. Eppure è giovane (classe 1971), ha una figlia di 4 anni e un marito che non l’ha abbandonata.
Si chiama Antonella Giannini, lavorava all’Antonveneta-Montepaschi, sede centrale di via VIII Febbraio. Assunta nel 1998 come operatrice di sportello, impiegata di terzo livello, dal 2005 dirigente di livello Q1, promossa «gestore affluent». L’attività consiste nel proporre affidamenti e controllare i rischi cui vanno incontro i clienti. Si presume(va) senza bidonarli. Tutto va bene finché il direttore di via VIII Febbraio è Gianluigi Recanati, che non accetta intrusioni dal direttore commerciale di zona: i gestori affluent devono rendere conto solo a lui. Nel 2007, Recanati se ne va e il direttore commerciale ha campo libero. Questo signore si chiama Paolo Emanuele Destro. Nega tutto, naturalmente. Nega tutto anche la banca, citata in solido, ma il giudice del lavoro Francesco Perrone, davanti al quale è in corso il processo, ha ammesso tutte le fonti di prova citate dall’avvocato della Giannini, lo studio Miazzi e Rossi. Prossima udienza fissata a gennaio. La Giannini chiede 300 mila euro per danno patrimoniale e biologico.
Vada come vada la causa per mobbing, resta l’assurdità del comportamento della banca e del direttore di area. Le angherie di quest’ultimo (minacciava trasferimenti in 12 ore) hanno portato altri gestori affluent a licenziarsi. Destro incamerava provvigioni dalle vendite di titoli spazzatura, ma molto di più incamerava la banca. Non si capirebbe questa storia senza gli avvenimenti che hanno segnato l’Antoniana, passata nel 2005 agli olandesi di Abn Amro per 7 miliardi, nel 2007 a Banco Santander e un mese dopo a Montepaschi di Siena, con un plusvalore di 2,5 miliardi. Bisognava recuperarli.
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