Venduto in Cina per 1,2 milioni organo a canne padovano
PECHINO
Una ditta veneta sbaraglia la concorrenza e vende a una sala concerti cinese un organo a canne del valore di un milione e duecentomila euro: i Fratelli Ruffatti di Padova, protagonisti sul mercato statunitense, entrano in Cina e si aggiudicano l’appalto per lo strumento principale della nuova sala concerti di Harbin, nel nord della Cina.
«Finora il mercato cinese era stato quasi monopolizzato dai produttori tedeschi e austriaci - spiega Liu Dong Lai, l’intermediario dell’azienda veneta in Cina - ma l’arrivo dei Fratelli Ruffatti può segnare finalmente un cambio di rotta».
Liu, organista che ha studiato a Torino, racconta in che modo l’Italia sta riuscendo a ritagliarsi uno spazio. «La supremazia tedesca risale al 2000 circa, prima questi strumenti arrivavano principalmente dalla Repubblica Ceca, ma erano di scarsa qualità. Ma oggi il suono tedesco, più potente di quello italiano, in Cina si può ascoltare ovunque, e così organisti e compositori hanno iniziato ad avvertire l’esigenza di qualcosa di nuovo».
Se gli organi tedeschi sono adatti alle sale da concerto, spiega Liu, la tradizione degli strumenti italiani è legata alle chiese. Un suono innovativo per le orecchie cinesi, che potrebbe farsi strada.
«Gli organi italiani - dice Liu - sono molto più resistenti ai cambiamenti climatici cinesi perchè sono realizzati in mogano. Quelli tedeschi, costruiti in rovere, non reggono alle calde estati e ai rigidi inverni della Cina, e necessitano di una manutenzione continua. Infine, se i fabbricanti tedeschi e austriaci progettano l’organo, spesso acquistano la componentistica altrove, ad esempio nella ex Yugoslavia. I fratelli Ruffatti invece realizzano tutto nei loro stabilimenti».
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