Venezia impossibile

Liberamente tratto dal romanzo omonimo di Marco Toso Borella (Supernova ed.), “Venezia impossibile” di William Carrer, appartiene al genere della fantascienza distopica, che – all’opposto dell’utopia positiva – prefigura una società futura peggiore dell’attuale. E infatti “Venezia impossibile” è ambientato nel 1989, con un décor anni Trenta se non fosse per i taxi che sfrecciano in una laguna dove regna ancora il doge: dopo la ribellione del 1797 a Napoleone Bonaparte, la Serenissima è ora governata dal doge Anselmo Biaberini, principe e dittatore che, nella migliore tradizione della leggenda nera romantica, reprime e ordisce congiure con l’appoggio dei capi della Quarantia. In questo oscuro mondo di potere che Carrer esprime con una fotografia livida e rielaborazioni digitali (il campanile di San Marco è decapitato) si susseguono omicidi di maestri vetrai di Murano e complotti antisignorili con giovani ribelli che si illudono di lottare per la libertà. Storia esile, recitata con un entusiasmo un po’ provinciale (sia nell’accento che nei toni), la “Venezia impossibile” di William Carrer è resa con una trama tutt’altro che lineare e con inquadrature dai forti contrasti che sarebbero piaciuta ai gotici ottocenteschi. Durata: 90’. Voto: **
Michele Gottardi
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova