Viaggio nell'area della stazione, pessimo biglietto da visita per Padova

Statue sì o statue no? Aldo Comello è andato a fare un giro in stazione per raccontare il piazzale: bici ovunque, spiazzo tetro e pieno di buche, negozi etnici con l’arabo lingua più diffusa, obliteratrici rotte ai binari
CARRAI - NUOVO DESPAR IN STAZIONE CARRAI - NUOVO DESPAR IN STAZIONE
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PADOVA. Ci piacerebbe una stazione ferroviaria a colori come il sogno di un bambino che ravvivasse questa piazza grigia, cupa, caotica, con quinte di palazzoni e un grattacielo di un verde allucinante che si vede fin dai Colli come il dito di Platone puntato verso il cielo.

Lo squallore dell’insieme contagia l’orizzonte: un gruppo di turisti scende dal treno e indica il Tempio della Pace: «Ecco, guardate, la basilica del Santo». C’è da vergognarsi, anche se la chiesa della Pace è un luogo sacro ai Caduti, e quindi merita rispetto, non è un capolavoro architettonico. Il biglietto da visita è indecente per una città che trabocca di monumenti, carica d’arte e di storia.

Il Comune è più raffinato del nostro sogno da imbianchini di una stazione a colori, progetta di regalare un po’ di bellezza al luogo con la costruzione di due statue, quella alta 16 metri è una sorta di Colosso di Rodi, la seconda raggiunge i 6 metri; una terza, a cura delle Ferrovie, rappresenterà Sant’Antonio.

E’ difficile dare una collocazione congrua a queste opere d’arte nella conflittualità viabilistica della stazione. Con la fila dei taxi che sfiora il marciapiedi, con i bus in sosta ordinati in ranghi paralleli, alcuni in arrivo, altri in partenza che fanno scattare i semafori dal rosso al verde, come luci stroboscopiche, con una frequenza da crisi epilettica. Ma l’avete presente la stazione ferroviaria?

Le stradine limitrofe zeppe di negozi etnici, la sala corse, i bar cinesi, gli spacci che vendono kebab e falafel da asporto. In stazione la lingua più parlata è l’arabo, seguita dal romeno e dal croato; qua e là vedi mazzi di biciclette appese ai pali o inchiavardate alle feritoie metalliche.

Sembrano cavallette addormentate, a molte mancano pezzi, la ruota davanti o la sella. E dire che in stazione c’è un biciparcheggio a pagamento: si paga un euro per 24 ore di sosta custodita (solo bici niente motorini). E’ mal segnalato. Per raggiungerlo bisogna superare un’erta salita, bici a mano, la discesa è vertiginosa. Le biciclette in custodia sono molte di meno rispetto a quelle «libere», affidate alla pubblica fede e di conseguenza cannibalizzate. Viene subito da chiedersi se l’impegno di spesa per le statue (150 mila euro) sia un’idea atomica in un piazzale della stazione soggetto a continui lavori di manutenzione, perché le pietre sembrano attaccate con la coccoina, la pavimentazione si sfalda, usurata dai continui passaggi di mezzi pesanti.

Certo investire in bellezza è commendevole e prima di criticare aspettiamo di vedere il lavoro finito che sarà strepitoso. Intanto parliamo del complesso della stazione vera e propria che, come è noto, non è di competenza comunale ma di una società, la «Centocittà». Toilette: fare pipì costa 60 centesimi, i bagni però sono puliti. Si entra usando le monete come gettoni. Se non hai i due pezzi puoi cambiare al deposito bagagli. Perché 60 e non 50 centesimi o addirittura un euro, perché due monete? E’ un complotto per far bagnare i calzoni agli anziani oppure chi ha avuto quest’idea ha il Q.I. più alto d’Italia? Altro handicap: metà delle macchinette obliteratrici sono guaste e se non obliteri il controllore ti affibbia una multa da cavare il pelo perché presume la malafede (vuoi usare un solo biglietto per tuta la vita?). Si può obliterare a mano scrivendo sul biglietto data e ora, ma a quel punto sei già incazzato. Qualche anno fa un provvidenziale restyling della stazione l’ha resa pulita come un fischietto e sono stati aperti diversi negozi (bar, ristorante, supermercato, libreria, abbigliamento oltre al giornalaio e alla tabaccheria). Splendido, c’è più vita, più movimento, ma alle 20 si chiude bottega e la cittadella ferroviaria si spegne, resta la polizia con i suoi controlli e le ronda di militari in tuta mimetica. Nel sottopasso che porta ai binari, grandi schermi pubblicitari, soprattutto pubblicità di automobili costose. E uno bestemmia: “Se avessi la macchina non sarei qui a rompermi le corna alla stazione”. Ma non sarebbe possibile, localizzare la pubblicità? Far comparire sui display le bellezze di Padova. Un invito al turista, così non scambia il tempio della Pace con la basilica del Santo. La stazione dall’1 alle 4 è chiusa, l’ultimo treno (Venezia-Napoli) passa dopo mezzanotte, ma si fa in tempo a prendere l’ultimo tram.

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