Vicenza, il nuovo splendore di Palazzo Chiericati

Apre dopo tre anni di restauro, tra i progetti per il futuro c’è la copertura trasparente del cortile
Di Silvia Ferrari

VICENZA. Palazzo Chiericati di Vicenza spalanca le porte al pubblico dopo tre anni di restauro monumentale dell’ala palladiana. Lo scrigno disegnato dalla matita di Andrea Palladio come dimora patrizia nella metà del XVI secolo da oggi sfilerà nelle sue nuove vesti, frutto di un dialogo intenso tra innovazione e conservazione, tra antico e moderno, tra passato e futuro. Dopo l’inaugurazione di ieri pomeriggio, è prevista per oggi una giornata di apertura gratuita al pubblico dalle 9 alle 20.

Due sono le novità del percorso di restauro, costato in questa prima fase 3,7 milioni e reso possibile grazie al determinante contributo della Fondazione Cariverona: il restauro dell’ala palladiana del museo e il nuovo allestimento delle opere. Alla base del progetto, nato in potenza già una decina di anni fa con l’amministrazione Hüllweck , ma avviato concretamente solo nel 2009 con la direzione del progettista Emilio Alberti e con la consulenza scientifica e museografica di Maria Elisa Avagnina, non solo il restauro monumentale e un nuovo sistema di impianti, ma anche un ripensamento degli spazi, una reinvenzione del percorso museografico.

«In quest’ottica» spiega Maria Elisa Avagnina «sono state operate sul piano dei collegamenti alcune scelte innovative e coraggiose, come nel caso della creazione di un “giunto”, incuneato tra ala palladiana e ala novecentesca, crocevia dei percorsi e sede delle scale e dell’ascensore, pensato in forme e materiali dichiaratamente contemporanei».

Le prossime tappe saranno il restauro dell’ala ottocentesca e la ricostruzione dell’ala novecentesca e alla fine il costo dell’operazione sarà di oltre 8 milioni di euro. Ma lo sguardo di Jacopo Bulgarini D’Elci, vicesindaco e assessore alla crescita, amplia ancora di più gli orizzonti: «Il sogno è arrivare un giorno ad avere una copertura trasparente del cortile interno del palazzo: un segno di contemporaneità, come è già stato fatto al British Museum o al Louvre, che possa ampliare gli spazi funzionali del museo per conferenze, concerti, appuntamenti culturali, ma anche per ospitare una caffetteria e creare un affaccio diretto su corso Palladio».

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