Vinicio, l’imprenditore che paga la scuola ai figli dei suoi dipendenti

"Non voglio morire con i soldi in banca" dice l'imprenditore ottantenne

Se non ci fosse, vivo, vegeto e generoso, bisognerebbe inventarlo ché pare uscito da un romanzo o da un film, magari una di quelle commedie d’antan genere Frank Capra.

Invece è semplicemente lui, un signore di quasi ottant’anni, un imprenditore con gli attributi nel suo lavoro e con un gagliardo senso di umanità nella vita, che ha portato in alto la sua Rivit di Caltrano, paese di 2500 anime sull’Altopiano di Asiago.

Un’azienda che esiste da 40 anni e che è diventata leader mondiale nella produzione di tubi inox e leghe speciali di grandi dimensioni destinati a piattaforme petrolifere. E adesso, che sta passando il testimone ai suoi tre figli, ha deciso di fare due conti sui suoi personali risparmi. Risultato: «Non voglio morire con i soldi in banca» ha annunciato. E, ancora più strano, i figli che si potrebbero immaginare grifagni sugli schèi paterni, sono d’accordo con lui.

«Nel mio paese vedo tante carrozzelle con i anziani ma poche carrozzine con bambini», racconta l’imprenditore. Risultato: Vinicio Bulla, così si chiama il nostro, ha congelato i propri risparmi personali per sei anni e ha dato vita all’operazione bonus bebè per i suoi 150 dipendenti, la maggior parte uomini. «I nostri paesini non devono morire quindi che i soldi restino in azienda e a chi produce». Punto.

Dunque il progetto, iniziato il promo settembre 2018, andrà avanti fino al 31 agosto 2025 e riguarda i dipendenti che metteranno o hanno messo al mondo un figlio. Vinicio Bulla, di tasca sua, li aiuterà nelle spese con 550 euro netti al mese per coprire i costi dell’asilo nido comprese iscrizione e mensa e 250 euro al mese per la retta della scuola materna. C’è già una prima bimba alla quale l’imprenditore così illuminato da brillare di luce propria rimborserà le spese della scuola: si chiama Elena ed è nata il 23 dicembre. Soni previsti anche duemila euro (come una tantum) per chi metterà al mondo il secondo figlio, e di tremila euro per i figli successivi.

«Ora i dipendenti mi salutano più contenti», commenta in tutta semplicità il signor Vinicio, e si può capirli, quanto meno quelli intenzionati a riprodursi. Ché gli altri rimangono mestamente esclusi dal giro dei bonus con i fiocchi rosa o azzurri. Non è la prima volta che l’etica dell’imprenditore si fa sentire: già era riuscito ad evitare che i lavoratori della sua Rivit andassero in cassa integrazione anche nei periodi in cui le commesse languivano e la situazione pareva virare verso il peggio. Poi la grande ripresa e adesso i risparmi destinati a aiutare i suoi dipendenti che fanno figli.

«Un incoraggiamento a metter su famiglia o ad allargarla» così definisce con semplicità il suo gesto. Intanto in questo periodo, complice la sua iniziativa, le domande di lavoro alla Rivit si sono moltiplicate. —

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