Violenza sulle allieve inflitti sei anni al maestro di musica

VIGONZA. Non è stato creduto: di fronte alla legge il maestro di chitarra Lucio Monetti, 58 anni di Vigonza, è colpevole di violenza sessuale e di atti sessuali aggravati dalla minore età delle vittime, due allieve che prendevano lezioni in un patronato dell’Alta Padovana. Così, accogliendo integralmente la richiesta del pm Giorgio Falcone, il gup padovano Domenica Gambardella ha inflitto all’imputato sei anni di carcere, oltre a ordinare il pagamento di un risarcimento per un totale di 120 mila euro a favore dell’unica vittima che si è costituita parte civile, tutelata dall’avvocato Carlo Bermone (80 mila andranno a lei e 20 mila a testa ai genitori). La sentenza è stata emessa nell’ambito di un giudizio abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena.
Con la pesante condanna in primo grado si chiude la vicenda di cui è stato protagonista il professor Monetti, che è pure docente alla scuola media, agli arresti domiciliari dal gennaio 2012, data in cui fu emessa la misura cautelare. È il novembre 2011 quando una ragazzina si confida prima con un amichetto, poi con i genitori e racconta particolari scabrosi delle lezioni con il professor Monetti. Professore che lei non vuole più vedere. I parenti si rivolgono ai carabinieri e scattano gli accertamenti. In un’intercettazione telefonica del 21 dicembre l’uomo parla liberamente con la quindicenne e chiede di incontrarla. La giovanetta gli ricorda che lui, nell'ultima lezione, aveva abusato di lei e il maestro, senza fare una piega, replica: «Non mi risulta di aver abusato di te, non mi sembra... Abbiamo due opinioni diverse». Poi la quindicenne sostiene di essere andata all'ospedale per paura di una gravidanza visto che il professore non aveva usato il preservativo. Risposta secca di Monetti: «Ma scoltame qua... un attimo... tu sei stata con dei ragazzi, giusto, mi sembra...». In un’altra intercettazione Monetti continua: «Io non ho mai forzato nessuno e tu eri consenziente, e ricordo che ti piaceva un sacco quando ti toccavo...». Con la seconda vittima, pure quindicenne, il “prof” si era limitato (si fa per dire) a baci, carezze e a pochi altri preliminari: la minore aveva affidato a una lettera le sofferenze che stava vivendo. Monetti si è sempre difeso parlando di “provocazioni” delle sue giovanissime allieve.
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