Vita e leggende della marchesa
Una piéce su Luisa Casati Stampa, in giro per Venezia con la pantera

In alto a sinistra la Marchesa Luisa Casati Qui sopra due momenti della piéce teatrale
VENEZIA.
Da maga a strega, ma con un appeal da fare ancora invidia. Avrà pure trascorso gli ultimi anni della sua vita in uno squallido bugigattolo londinese, lontana dal Palais Rose di Parigi o dalla Villa Lysis di Capri, ma quando una decide di fare della propria vita un'opera d'arte può stare ovunque. «Quando si entrava nella sua casa non si sapeva come se ne sarebbe usciti. Potevi andartene con molti soldi o morso da un serpente. Lei adorava gli animali feroci e si vantava di saperli ammansire come San Francesco». La racconta così Paolo Puppa, la Marchesa Luisa Casati Stampa, a quanto pare la prima donna dandy italiana, sicuramente l'unica ad aver camminato per Venezia con una pantera al guinzaglio. Docente di storia del teatro e dello spettacolo a Cà Foscari Paolo Puppa è anche l'autore della pièce teatrale in scena al Teatro Fondamenta Nuove il 12 maggio alle 21: «Intervista alla Marchesa». Lo spettacolo, inserito nel ciclo di drammaturgia ideato dalla Fondazione di Venezia, vanta la partecipazione di Milena Vukotic, attrice di fama internazionale, interprete della personalità eccentrica della marchesa, e di un attore affermato, Marco Gambino, nei panni di un giornalista alle prese con una donna che gli darà del filo da torcere. Luisa Casati, in origine Amman, nata a Milano nel 1881, eredita giovanissima il patrimonio del padre, produttore di cotone. Sposa a ventanni Camillo Casati Stampa, ma i due si lasciano presto e, nel giro di poco tempo, la marchesa diventa un personaggio circondato dalle più stravaganti leggende. Sperpera esorbitanti somme comprando palazzi, viaggia in India e in America e, spesso, si ferma a Venezia dove risiede a Palazzo Venier dei Leoni, attuale sede della Peggy Guggenheim Collection. Frequenta l'intellighenzia veneziana, gli artisti e gli intellettuali del tempo, come Mariano Fortuny e Gabriele D'Annunzio. La donna si fa immortalare nei dipinti di Giovanni Boldini e Max Ernst e in alcuni scatti di Man Ray perché «la carne invecchia, l'immagine no». Regista di se stessa, prosegue Paolo Puppa tracciando il profilo di un personaggio superbo e sfuggente, la Casati si esibisce in spettacolari performance, spesso all'interno di party rimasti alla storia, allestiti occupando l'intera Piazza San Marco. Si transenna fino a San Zaccaria dove giungono, a bordo di antichi galeoni, gli ospiti, quindi si aprono le danze, ogni volta con un tema diverso, dalla kermesse persiana alla festa induista. Indossando costumi che oltrepassano qualsiasi immaginazione, firmati dallo stesso costumista della «rivale» Eleonora Duse, C. F. Worth, la Casati incede con eleganza tra i suoi invitati, lasciandoli senza fiato. È lei l'opera d'arte vivente ed è lei che mette in scena il suo doppio, ogni volta unico e irripetibile, come deve essere una vita vissuta all'insegna della grandezza. «La Casati ha sempre conservato una grande autonomia, sia intellettuale che economica. È lei che gioca con D'Annunzio, ed è molto astuta, tanto da ribadire in più occasioni di non essere la sua schiava. Sappiamo che lui rimane colpito dal suo pallore e dai suoi occhi che tutti dicevano incredibili, due fari di luce». Mica finisce qui, la storia. È all'interno delle mura del suo palazzo che se ne vedono di tutti i colori: «Dalle memorie di Isadora Duncan sappiamo che poteva apparire improvvisamente nuda, ricoperta di rose o di pitoni, avvolti al collo. Aveva un vero antizoo, in quella casa giravano liberi pappagalli, pavoni, pitoni». Il giornalista, un buffo collezionista di aneddoti dannunziani, la intervista nella Londra del 1956. Finiti i soldi la marchesa fugge in Inghilterra vivendo tra squallide mura di appartamenti pagati da qualche vecchio spasimante. Nonostante la pelliccetta sfilacciata rimane «una marquesa incantadora y un pochino bruja», come ben presto avrà modo di rendersi conto il giovanotto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
Leggi anche
Video