Vita impossibile nel condominio Finisce in carcere

Vita impossibile quella nel condominio Delia, in via Merlin 16 a Brusegana. Almeno fino a venerdì scorso quando la polizia municipale ha notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere ad Andrea Pilon, 49 anni, residente in un appartamento del palazzo con la madre, finito sotto inchiesta per stalking continuato nei confronti degli altri condòmini (ovvero atti persecutori e molestie) e per minacce e lesioni personali. E lo ha trasferito in una cella della casa circondariale di Padova, anche se ieri l’uomo è stato a lungo in ospedale per accertamenti. Il provvedimento è stato reclamato dal pubblico ministero Vartan Giacomelli e firmato dal gip Cristina Cavaggion. Eppure appena due mesi fa i magistrati avevano già deciso un’altra (più lieve) misura cautelare a carico di Pilon, un ordine di allontanamento dalla casa familiare. Ordine rispettato per qualche settimana (l’uomo si era trasferito dalla sorella in un paese della provincia) e poi violato senza alcuna remora. Così il terrore e l’ansia sono diventati ancora “pane quotidiano” per gli inquilini del condominio Delia, in balìa degli sfoghi irrefrenabili e violenti di Pilon, alle spalle serie problematiche di natura psichiatrica. A rasserenare il clima non era servita la denuncia in stato di libertà scattata per Pilon nel marzo dell’anno scorso. Da mesi il quarantanovenne ne aveva per tutti. Ma soprattutto per alcuni vicini che, ormai, evitavano di incrociarlo nel corridoio o lungo le scale temendo per la loro incolumità fisica.
«Comunista, albanese, terrone e mafioso» erano gli epiteti normalmente indirizzati a loro. Non c’erano solo parole, offese e ingiurie, o scritte inneggianti all’odio razziale che imbrattavano il muro di cinta del palazzo insieme ad alcune svastiche. Armato di un’ascia, Pilon aveva danneggiato l’edificio condominiale in più punti ostacolando il passaggio nel cortile comune con oggetti di sua proprietà come pneumatici, moto, biciclette, pezzi di legno e cartoni. E, come se non bastasse, quasi ogni giorno alzava la televisione o la musica a tutto volume, specialmente di notte, oltre a illuninare con un faro l’appartamento di un condomino che non gli era simpatico. Condomino costretto a restare con le tapparelle completamente abbassate: il figlio studente si era trasferito per un periodo altrove per poter riposare e studiare. Anche un altro vicino non era “gradito” a Pilon che, dopo l’ennesima aggressione verbale («ti spacco la testa... ti buco la macchina»), il 5 ottobre scorso lo aveva colpito con calci e pugni tanto da obbligarlo a ricorrere alle cure del pronto soccorso. Al giudice Pilon ha raccontato di essere perseguitato.
Cristina Genesin
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