«Vivo con 4 figli e nella casa piove dentro»

Montà, l’appello di una madre e lo scaricabarile tra Ater e Comune: «Così non ce la faccio più» 

MONTÀ. Una giovane mamma con quattro bambini è costretta a vivere in un appartamento popolare dove piove dentro. L’acqua, ad ogni temporale, entra da finestre, balconi, tetto e perfino dai lampadari. L’intervento dei vigili del fuoco ha messo in guardia la famiglia: la luce va spenta, la corrente staccata, acqua ed elettricità possono essere un’accoppiata pericolosissima.

Eppure nessuno si muove e il valzer dello scaricabarile sembra non fermarsi mai. «Non posso continuare a vivere così», si sfoga Chiara Cipolletti. «Ogni volta che piove devo serrare la zona notte, metto materassi in corridoio per assorbire l’acqua e vivo tra la cucina e il soggiorno con i miei bambini: mangiamo, dormiamo e a malapena possiamo usare il bagno. Ho la piccola malata e questa non è vita. Eppure sono sempre stata regolare nei pagamenti e.d ho avvisato immediatamente gli uffici tecnici dell’Ater».

Tutto comincia a maggio dell’anno scorso. Chiara vive a casa di sua madre, in via Morandini, insieme alla piccola di 2 anni, ai gemelli di 6 e al maggiore di 9 anni. Quando si libera un appartamento nella stessa palazzina, all’ultimo piano, considerato che Chiara è già in graduatoria e ha i punti sufficienti per ricevere l’assegnazione, segnalano la casa libera all’Ater. Il Comune le attribuisce l’appartamento e iniziano i guai: «Sapevamo che in quella casa ci pioveva dentro», riferisce la mamma di Chiara, Maria Grazia, «ce l’aveva detto l’inquilino precedente. Così, prima di firmare il contratto, abbiamo messo in chiaro la situazione e ci hanno rassicurato che i lavori erano in programma. Ad agosto 2017 mia figlia è entrata trovando i parquet sollevati da terra a causa dell’acqua. Abbiamo accettato di avere le mattonelle, pur di sbrigarci. Ma il tetto è indispensabile. Il trattamento che ci stanno riservando è una vergogna: l’amministratore ha le mani legate perché dipende dall’Ater e quest’ultima accusa il Comune che non paga i lavori. Il precedente assessore non ci ha neanche ricevute, adesso chiederemo un appuntamento, ma siamo davvero disperate. Io stessa sono scivolata a causa dell’acqua mentre ero da mia figlia e sono stata bloccata tre mesi».

Elvira Scigliano

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