Vola giù dal tetto operaio muore

PIOVE DI SACCO. Chissà se ha avuto il tempo di pensare a cosa stava succedendo quando il tetto su cui stava lavorando ha ceduto sotto il suo peso, facendolo precipitare da nove metri di altezza. Pochi istanti: uno scricchiolio sotto i piedi, un fruscio e un tonfo sordo. Quello della morte. Massimo Cavallarin, 32 anni compiuti lo scorso 5 aprile, di Chioggia, ha perso la vita ieri, vittima di un infortunio sul lavoro. Dipendente della ditta Emme Service Pulizie, era salito sul tetto del capannone al civico 83 di via Gelsi, quello che ospita il centro sportivo Crazy Body e il ristorante Corazon Cubano. Cavallarin stava effettuando le pulizie dei pannelli fotovoltaici sulla copertura del capannone: quest’ultimo è di proprietà della società Panama Real Estate Srl, la quale ha dato in gestione il tetto a un’altra azienda per l’installazione dei pannelli. A sua volta questa ha incaricato la Emme Service Pulizie della manutenzione.
L’operaio era salito sul tetto con la gru: raggiunta l’altezza necessaria, era sceso dalla cesta per inoltrarsi fra i pannelli e iniziare il lavoro. Da terra lo aiutava un collega. Massimo Cavallarin ha iniziato ad avanzare sopra il tetto. Ma all’improvviso uno dei pannelli di tipo “shed”, una specie di ondulato in multifibra, ha ceduto sotto il suo peso. Il trentaduenne non era ancorato ai ganci presenti sulla copertura, circostanza che gli avrebbe salvato la vita. Sotto i suoi piedi si è aperta una voragine che lo ha risucchiato, condannandolo a un volo di nove metri che non gli ha lasciato scampo. L’area su cui è caduto è utilizzata come magazzino dalla palestra. Il corpo è rimasto immobile, esanime, fra le attrezzature depositate nel capannone. Il collega si è reso conto subito di quanto era accaduto. Si è messo a urlare, invocando invano il nome di Massimo, sperando in una risposta che non è arrivata. Il portone del capannone, i due stavano lavorando sul retro dell’edificio, era chiuso. L’uomo ha rotto un vetro per cercare di entrare nel magazzino e nel frattempo sono arrivati i vigili del fuoco e il Suem 118. Ma per Massimo Cavallarin non c’era niente da fare. Il collega è piombato nella disperazione, uscito dal capannone si è accasciato accanto al furgone in lacrime. I tecnici dello Spisal e i carabinieri hanno effettuato tutti i rilievi dentro e fuori l’edificio, convocando i rappresentanti della proprietà dell’immobile e dell’azienda che ne ha in gestione il tetto.
Paolo Bordin, direttore del centro sportivo, ha rivissuto l’incubo del 2009, quando un altro operaio era precipitato dal tetto di quel capannone mentre eseguiva dei lavori: «Sono sconvolto» ha dichiarato, «pur non essendo responsabile dell’immobile, vivo con estremo dolore quanto accaduto. In segno di rispetto e di vicinanza alla famiglia colpita dal lutto, annulliamo il nostro spettacolo in programma domani sera (oggi, ndr) nell’isola pedonale».
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