Yuval, l’israeliano che ha detto no: «Non voglio combattere»
Ospite a Padova il 22enne che ha trascorso due mesi in carcere per avere opposto l’obiezione di coscienza al reclutamento nell’esercito israeliano

«Sono nato in un Paese dove quando nasci sai che ad un certo punto dovrai diventare soldato. È l’unica prospettiva concessa e l’unico orizzonte a cui si può ambire. Israele ha la guerra nel sangue, fin dal momento in cui è stata concepita». Yuval Dag è un ragazzo israeliano di 22 anni che nel 2023, dopo l’attentato del 7 ottobre 2023, non si è lasciato trascinare dal desiderio di vendetta della maggior parte dei suoi connazionali.E’ stato ospite lo scorso 10 giugno di un convegno a Padova dedicato alla possibilità di disobbedire, anche con l’obiezione di coscienza.
Due mesi di carcere
«A vent’anni sono stato imprigionato due mesi nei carceri di Tel Aviv per essermi rifiutato di combattere con l’Idf. Ho scoperto che è pericoloso essere obiettori di coscienza nel mio paese, così come ho capito esserlo in molti altri», comincia l’attivista a Palazzo Moroni, invitato speciale all’incontro Signornò, per consegnare una testimonianza di obiezione al servizio militare ai cittadini padovani. Con lui anche la testimonianza di Olga Karach, attivista bielorussa contro la guerra in Ucraina.
«Fin da piccoli ci convincono di essere le vittime, di essere noi gli oppressi e che solo noi abbiamo la necessità di proteggerci dalla popolazione palestinese, narrata come criminale e parassita». Yuvag racconta come tutta la società e le prospettive dei giovani ebrei girino attorno all’esercito e alla militarizzazione: «Cresci con la consapevolezza che ad un certo punto sarai lì dentro e non vedi l’ora di sentirtene parte».
Una lotta per la verità
«Mi sono reso conto di quello che succedeva attorno a me grazie a piccoli episodi della mia vita. Solo dopo tante riflessioni sono riuscito a evadere dai racconti di propaganda e capire che quello che stava costruendo il mio popolo era una terribile occupazione. E l’esercito ovviamente era il mezzo con cui tutto questo veniva alimentato». La sua famiglia per queste decisioni ha preso le distanze da lui: «Io lotto per far uscire la verità. Molti in Europa vogliono difendere i propri concittadini bianchi al di là del Mediterraneo, ma non tutti noi vogliamo contribuire a questo sterminio».
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