ZEN, NEWCO E TRADIZIONE

di ELENA LIVIERI
Un volume di affari consolidato da 27 milioni l’anno, 112 dipendenti in pianta stabile e l’obiettivo di un turno aggiuntivo in almeno una delle due linee produttive: una solida base e un impegno per il prossimo futuro sono i binari su cui viaggia Zen Fonderie Srl, azienda di Albignasego, nata come newco nel 2012 dalle ceneri della storica fonderia Zen fondata negli anni Venti del Novecento, dopo tre anni di amministrazione straordinaria fallimentare.
Due forni con due distinte linee di produzione per forniture di ghisa grigia e sferoidale destinata alla costruzione di macchinari da lavoro e movimentazione terra.
Grazie al vecchio management che ha creduto nella rinascita dell’azienda e l’appoggio di Veneto Sviluppo, la finanziaria regionale che è entrata come socio di minoranza (700 mila euro di fondo di capitale di rischio pari al 28,5% del capitale sociale), l’azienda ha imboccato la strada della rinascita.
«Il contesto in cui operiamo è di sostanziale stabilità» fa notare l’amministratore delegato Michele Pra «ma stiamo vedendo qualche segnale di miglioramento nell’ultimo trimestre del 2015. Ovviamente l’obiettivo che ci si pone è quello della crescita ma in questo settore va detto che segnali di ripresa ancora non se ne sono visti il che è abbastanza strano perché di solito siamo i primi a risentire della crisi ma anche i primi ad avvertire la ripresa. Attualmente stiamo lavorando al 50% del nostro potenziale, non essendo ancora riusciti a recuperare tutto il lavoro perso nel periodo di amministrazione straordinaria. Molto si è fatto ma molto resta ancora da fare» continua Pra, «perché vogliamo arrivare all’attivazione di un turno aggiuntivo in una delle due linee di lavorazione».
Fonderie Zen vuole crescere ma la strada è tutta in salita: «Il problema più grosso, quasi strutturale, riguarda il costo dell’energia elettrica» fa notare Pra «che ci penalizza molto rispetto ad altri Paesi concorrenti, penso alla Francia e alla Germania, in Europa, ma anche a India e Cina che sono molto aggressive sui mercati internazionali.
«L’export oggi rappresenta il 25% del nostro fatturato, e di questo almeno il 50% è in Europa. Se non cambia la politica energetica» avverte l’amministratore delegato «sarà difficile guadagnare margini di competitività. C’è un decreto del 2013, firmato in uno degli ultimi giorni di mandato dell’allora ministro Corrado Passera, che prevede di far recuperare parte degli oneri alle aziende energivore, i cui effetti tuttavia non si sono ancora visti, con il risultato che restano in conto economico ma intanto vanno finanziati.
«Sul piano occupazionale al momento non prevediamo variazioni, anche se ritengo sia utile ringiovanire la forza lavoro: il Jobs act avrà effetti positivi qualora arrivassero ordinativi che richiedano nuove assunzioni».
Zen Fonderie ha investito nell’ultimo triennio oltre tre milioni e mezzo di euro, cui si accompagna un vasto programma di riduzione dei costi con l’obiettivo di migliorare l’efficienza produttiva. «Se possiamo dire con grande serenità che il peggio è passato» conclude Pra «siamo anche certi che per le Fonderie Zen il bello debba ancora arrivare».
Ne è convinto anche Marco Cavasin, responsabile dell’Area Investimento di Veneto Sviluppo e nel Cda dell’azienda partecipata: «Siamo ripartiti grazie alla riattivazione dei contati con i clienti storici – fra cui la Fiat per i suoi macchinari agricoli – tuttavia, è necessario conquistare quote di mercato, assicurarci nuove commesse, puntando sulla qualità e affidabilità del prodotto. I risultati del piano di sviluppo di questo triennio ci danno una base solida per affrontare con fiducia un contesto congiunturale che rimane ancora complesso. Servirà un biennio ancora di consolidamento» chiude Cavasin «ma sono convinto che la grande esperienza nel settore del gruppo manageriale saprà far raggiungere a questa azienda risultati importanti».
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