Anna Dalton tra il set e il racconto «Scrattrice, il mio soprannome»

Attrice di teatro, cinema e televisione – ora impegnata, anche stasera, su Raiuno con “L’allieva” – autrice di un romanzo per Garzanti (“L’apprendista geniale”) dopo esser stata una delle protagoniste più amate di “Amici” 2003, Anna Dalton si definisce, ridendo, una “scratrrice”. «È stato un amico regista, all’uscita del mio libro, a definirmi così. All’inizio mi sembrava orribile, in realtà mi sintetizza bene». Italo-irlandese, Anna Dalton è nata e cresciuta ad Arzignano, e ci ha vissuto fino a quando la passione per la recitazione e gli studi di editoria alla Sapienza non l’hanno legata a Roma. In queste settimane, ultima puntata giovedì prossimo, è Cordelia, nella fiction di punta di Rai1, “L’allieva”, dai romanzi di Alessia Gazzola.
«Ho sempre voluto recitare, è stata una scelta decisa alla fine del liceo, quando sono venuta a Roma per fare l’Accademia. E se il teatro è più faticoso, ma ti dà un rapporto intenso e quotidiano col pubblico, le serie permettono di legarsi ai personaggi». Come avviene per Cordelia, che dopo una prima serie in cui era marginale alla storia, ora ha un ruolo più marcato. «Questa seconda serie dà più vita ai personaggi che ruotano attorno alla protagonista Alessandra Mastronardi, alias Alice, intrecciando le storie di tutti. Una scelta vincente: “L’allieva” finora ha sempre vinto l’audience».
Una scelta di campo definitiva? «Sono diventata un’amante della serialità. C’è ormai molto gusto, nelle comedy americane per prime certo, ma anche nelle altre. La fiction televisiva permette anche a chi interpreta ruoli meno prestigiosi di avere una propria identità. In una serie lunga diverse stagioni i personaggi crescono e con loro anche gli interpreti. Si crea un legame forte con cui l’attore si identifica e anche il pubblico lo percepisce. Ne deriva una popolarità altissima, la mattina dopo tutti ti riconoscono, molto più di un analogo ruolo a teatro o al cinema».
l’ISOLA DEI SANTI
Con il cinema comunque Dalton mantiene un rapporto attivo, con collaborazioni internazionali, soprattutto in Gran Bretagna grazie alla madrelingua inglese; nei giorni scorsi è stata nella giuria del Mestre Film Fest. E poi c’è la scrittura. “L’apprendista geniale” è la storia di una ragazza, Andrea, che arriva a Venezia per studiare giornalismo in una scuola prestigiosa nella fantasiosa “isola dei santi” sulla scia della madre, giornalista irlandese. Un romanzo dagli elementi autobiografici: «Al di là delle radici familiari, quello che Andrea ha in comune con me è la testardaggine. Vuole riuscire, esattamente com’ero io a 20 anni». Un romanzo di formazione sullo sfondo di Venezia? «Sì, lo avevo in mente da tempo. È un progetto impegnativo perché è una trilogia, e mi piace moltissimo. Avevo bisogno di una cornice nota per il racconto, ma Venezia resta sullo sfondo». Se non altro perché è popolata di giovani. —
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