«Non faceva ideologia, ma storia» Omaggio degli studiosi a Puppi

A poco meno di un anno dalla scomparsa del grande storico dell’arte veneta la rivista “Arte Documento” gli dedica un’ampia sezione con il ricordo dei colleghi

«A differenza della maggior parte degli storici dell’arte e ancor più degli storici dell’architettura, Puppi non costruiva sulle sabbie mobili, non arzigogolava e non divagava, non montava teorie e non si perdeva in dietrologie; insomma la sua diversità, per così dire, era che lui non faceva dell’ideologia ma della storia e non c’era giudizio o novità, ipotesi cronologica o attribuzione che non fosse rigorosamente e immancabilmente suffragata da uno o più documenti d’archivio. Lui i documenti li cercava, li trovava, li leggeva e li utilizzava correttamente».

Ricorda così Lionello Puppi, a poco meno di un anno dalla scomparsa del grande storico dell’arte veneta, Giandomenico Romanelli, già direttore dei Musei Civici Veneziani oltre che storico dell’arte e dell’architettura anch’esso, di cui Puppi fu maestro.

E il ricordo di Romanelli si fonde a quello di storici dell’arte o studiosi che Puppi l’hanno conosciuto e frequentato, come, tra gli altri, Carlo Bertelli, Loredana Olivato e Enrico Maria Dal Pozzolo, nel nuovo numero, il 35, della monumentale rivista “Arte Documento”, che il suo direttore Giuseppe Maria Pilo – altro noto storico dell’arte veneziana che con amore pari alla determinazione la porta avanti da molti anni – dedicato appunto alla memoria del grande storico dell’arte attento però anche allo studio profondo dell’architettura, a cominciare da quella di Andrea Palladio.

«Le sue lezioni» ricorda Dal Pozzolo nel suo testo dedicato a Puppi «toccavano i temi più disparati – dal Medioevo al contemporaneo, dall’America del Sud all’intero bacino del Mediterraneo – ed erano il frutto di una curiosità onnivora e inesauribile. La ricerca della verità lo tenne lucidissimo fino all’ultimo».

Il nuovo numero di “Arte Documento”, come è tradizione della pubblicazione che quest’anno festeggia il trentennale ed è dedicata alla storia e alla tutela dei beni culturali, raccoglie anche una ricca e variegata miscellanea di articoli e brevi saggi dedicati in particolare alla storia dell’arte antica, senza trascurare però digressioni nel contemporaneo e in altri filonidi ricerca.

E Lionello Puppi è onorato anche con la pubblicazione di un saggio “Anatomia di un’assenza”, dedicata alla morte di Vittoria Colonna e Michelangelo, di cui la marchesa fu il grande amore.

Tra i molti contributi quelli di Giovanni Bazoli, Marino Cortese e Giovanna Nepi Scirè che ricordano l’approdo della collezione d’arte antica della ex Cassa di Risparmio di Venezia (ora Intesa San Paolo) alla Fondazione Querini Stampalia.

Il cinquecentenario tintorettiano è ricordato, tra gli altri, dagli interventi di Ileana Chiappini di Sorio, Flavio Vizzuti e Maria Letizia Paoletti, quest’ultima con un saggio sulla prima redazione dell’ “Ultima cena” di San Trovaso da parte dell’artista.

Antonio Foscari si sofferma sulla facciata della chiesa veneziana di San Giuliano riferita a Jacopo Sansovino.

Francesca Baldassari riferisce di un inedito di Sebastiano Ricci.

Lo stesso Giuseppe Maria Pilo si sofferma sul “San Gottardo”, una pala dimenticata della piena maturità di Giovanni Antonio Pordenone.

È Mattia Nicolò Scavo pubblica invece un contributo sul “Redentore” di Andrea Schiavone e i due globi di Henricus Hondius già presenti nel Seminario Vescovile di Portogruaro.

Alessandra Artale rievoca la figura e la sublime stravaganza della marchesa Luisa Casati in un ritratto veneziano di Lèon Bakst.

Ma c’è spazio anche per riferimenti all’architettura moderna con il contributo di Livia Marchi su un inedito prigetto di Gianantonio Selva per Andrea Dolfin. E addirittura per il cinema, con il saggio di Sabrina Crivelli sulle ricorrenze pittoriche nei film di Carl Theodor Dreyer, gigante del cinema muto, con qualche incursione poi nel sonoro. –

Enrico Tantucci

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