Il papà ai funerali di Giulia: «Noi uomini in prima linea contro la violenza sulle donne»
L’appello di Gino Cecchettin nel toccante discorso di addio alla figlia uccisa dall’ex fidanzato, nella Basilica di Santa Giustina a Padova. «Mi rivolgo per primo agli uomini. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali»

«Io ti amo tanto, e anche Elena e tuo fratello ti adorano, io non so pregare ma so sperare. Voglio sperare, insieme a te e alla mamma, e a tutti voi che siete qui presenti, che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite, e un giorno possa germogliare, e produca il suo frutto di amore, di perdono, di pace. Addio Giulia, addio amore mio».
C’è da chiedersi come faccia, lui che dice di non essere bravo con le parole, a trovare poi sempre le parole, quelle giuste.

Gino Cecchettin, il papà di Giulia, le pronuncia alla fine del funerale, legge un foglietto e solo a tratti la voce si incrina. Davanti a lui, nella Basilica di Santa Giustina a Padova ci sono i familiari, gli amici, le autorità civili a partire dal ministro della Giustizia Carlo Nordio e dal presidente della Regione, Luca Zaia e poi, in Prato della Valle, davanti ai due maxischermi, il popolo di Giulia, in totale più di diecimila persone, arrivate a Padova da tutti’Italia, nonostante il gelo.
Il grande abbraccio a Giulia
Eccolo qui, il grande abbraccio alla famiglia di Giulia Cecchettin, la ragazza di 22 anni di Vigonovo, uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta, suo coetaneo e studente universitario come lei, Ingegneria biomedica all’Università di Padova. Ci sono studenti, docenti, ragazzi delle scuole superiori con i loro prof, ma anche persone che hanno conosciuto il sorriso di Giulia solo in queste ultime settimane, sperando che la notizia della sua scomparsa avesse un epilogo diverso, mentre tutti in cuor loro temevano il peggio.

Molti portano un fiocchetto rosso, chi una sciarpa. E c’è un silenzio irreale, dentro e fuori la grande basilica, quando Gino Cecchettin sale e, dal pulpito, legge il suo messaggio. Ci ha lavorato per giorni, lo ha limato ieri sera, nel suo studio, a due passi dalla villetta di famiglia di via Aldo Moro, a Vigonovo, dove ancora in molti continuano a portare fiori.
Ora, dopo l’omelia del vescovo Claudio Cipolla, è il suo momento.
Il messaggio del papà
E in uno dei suoi passaggi, si rivolge ai maschi. “Mi rivolgo per primo agli uomini”, dice, “perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti del cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali. Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne, e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche più lievi”.

E ancora: “La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto. A chi è genitore come me, parlo con cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno”.
L’abbraccio corale
Durante l’omelia era stato monsignor Cipolla a mandare un “corale abbraccio a Giulia e ai suoi ideali”, invitando a “custodire la sua voglia di vivere”, ricordando che l’amore può essere pieno solo “nella libertà” e rivolgendo un pensiero anche alla famiglia di Filippo Turetta: “Chiediamo la pace nel cuore anche per la sua famiglia”. In prima fila ci sono papà Gino, Elena (la sorella di Giulia), il fratello minore, e tutta la famiglia. Si abbracciano dopo la benedizione della salma e prima che la bara bianca attraversi la navata centrale della basilica, per affacciarsi sul sagrato.
Ad accompagnarla è un lungo applauso, il rumore dei campanelli e delle chiavi - quel rumore che aveva chiesto Elena perché nessuno possa più sentire il vuote che sente lei senza Giulia -, alcune rose rosse lanciate verso la bara. «Che la memoria di Giulia», aveva detto solo pochi minuti fa Gino, nel suo intervento, «ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita, in questo momento di dolore e tristezza dobbiamo trovare la forza di reagire».
Fotoservizio Agenzia Bianchi / Balsarini
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