Violenze dopo il corteo ProPal a Udine: gli arrestati vanno ai domiciliari
Il gip ha convalidato il fermo disponendo la misura cautelare. Al processo rischiano da 3 a 15 anni

Sono arrivati in tribunale poco prima delle dieci accompagnati dagli agenti della polizia penitenziaria. Jan Gavino Pozzobon, 49enne di Feltre, è stato portato davanti al giudice per le indagini preliminari direttamente dal carcere di via Spalato.
Marco Chiopris, 45enne di Buja, proveniva dalla sua abitazione dove era sottoposto agli arresti domiciliari. Al termine dell'udienza di convalida, il gip Mararosa Persico, si è riservata la decisione, giunta solo nel pomeriggio.
Per entrambi, come richiesto dal pubblico ministero Laura Collini, è stata decisa la misura cautelare degli arresti domiciliari senza braccialetto elettronico in attesa del processo. I due, accusati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale continuata e pluriaggravata, rischiando una pena da 3 a 15 anni proprio per le circostanze in cui si è consumato il reato: resistenza pluriaggravata in concorso commessa da travisati e in un gruppo di oltre dieci persone durante una manifestazione pubblica.

Stando alla ricostruzione fatta dagli investigatori a Chiopris è stato contestato il lancio di pietre e bottiglie in direzione degli agenti in tenuta antisommossa tra largo delle Grazie e via della Vittoria, a Pozzobon l'utilizzo di un'asta per colpire il mezzo idrante della polizia e, nella foga del momento, anche alcuni poliziotti.
Una scena, quest'ultima, immortalata da decine di fotografie e video. Ad entrambi, inoltre, è stato imputato il tentativo di aggirare il cordone di forze dell'ordine.
Stando alla relazione fatta dalle forze di polizia, hanno anche aizzato i manifestanti ancora presenti in piazza al termine del corteo a raggiungere lo stadio Friuli dove era in corso la partita tra Italia e Israele. A difendere entrambi gli arrestati c'era l'avvocato Paolo Viola: «I miei assistiti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al gip – ha chiarito il legale – in quanto ancora frastornati dall'accaduto, andato al di là di quanto potrebbero aspettarsi.
In ordine al loro coinvolgimento ho ritenuto di poter sostenere che si sia trattato di un coinvolgimento di tipo estemporaneo e casuale, non legato ad adesioni da parte loro a iniziative poste in essere da terzi o da raggruppamenti specifici. Si sono trovati nel mezzo della situazione, agendo nel nome di una sorta di frustrazione per il cattivo esito di una manifestazione che invece era nata all'insegna della nobiltà d'animo a favore della causa palestinese».
Da quanto ha riferito dall'avvocato Viola, i due «hanno avuto il sentore di essere stati aggrediti dalla forza pubblica ritenendo di dover reagire in maniera del tutto rudimentale». Viola, sul fronte delle misure cautelari, per i suoi clienti aveva chiesto il divieto di rientro nel comune di Udine.
Opposto l'atteggiamento tenuto in tribunale dai due uomini. Pozzobon, manette ai polsi, ha tentato in tutti i modi di coprirsi il volto con le mani per evitare di essere ripreso e fotografato. Più tranquillo Chiopris, che ha camminato con le mani appoggiate al corpo lungo i corridoi del tribunale.
Proseguono, intanto, le indagini della Digos per identificare le altre persone che al termine del corteo di martedì si sono rese protagoniste del lancio di fumogeni, bottiglie, pietre, pezzi di transenne, sfidando apertamente le forze dell'ordine. Scena da guerriglia urbana a cui gli uomini in tenuta antisommossa hanno risposto con idranti, fumogeni e con qualche carica di alleggerimento.
C'è da aspettarsi che nelle prossime settimane possano arrivare nuove denunce e diversi Daspo urbani, che andranno ad aggiungersi ai tredici fogli di via già decisi per le persone fermate martedì sera.
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