Affitti universitari, gli studenti: «Tutte le case per i turisti, servono più finanziamenti»
La studentessa Morresi (Udu Venezia): «Da anni chiediamo il contratto a canone concordato
Aumentati i posti nelle residenze, ma non bastano. Siamo preoccupati per le borse di studio»

Angelica Morresi, membro del Cda dell’Esu (l’ente regionale per il diritto allo studio) e coordinatrice dell’Unione degli universitari di Venezia, quali disagi crea la crisi abitativa agli studenti?
«In primis è un disagio per le famiglie. Perché spesso le spese sono in capo a loro. Ma fanno fatica, infatti la percentuale di studenti lavoratori sale».
Questo cosa comporta?
«Significa non riuscire a vivere bene la vita universitaria e rallentare la carriera, perché c’è meno tempo di studiare. In questo senso, da parte dell’università non ci sono misure sufficienti per supportare gli studenti che lavorano».
Come vede cambiare nel tempo la situazione?
«Peggiora di anno in anno, la crisi abitativa non fa altro che aumentare. Rispetto a due anni fa, quando c’è stata la grande mobilitazione studentesca contro il caro affitti, i prezzi per una stanza a Venezia sono cresciuti di molto».
Qual è la particolarità di Venezia?
«Conviviamo con un problema enorme che è l’overtourism. L’industria turistica fa girare l’economia a Venezia, quindi ovviamente conviene affittare ai turisti. E soprattutto nella Venezia insulare le case sono riservate quasi tutte a loro. Non ci sono incentivi per i proprietari di casa per affittare a studenti».
Quali sono (state) le vostre principali richieste?
«Sono anni e anni che chiediamo all’amministrazione comunale il contratto a canone concordato, ma non arriva. Inoltre, ci sono moltissime case sfitte in tutto il Comune, non solo in laguma ma anche in terraferma. Tante case pubbliche mai ristrutturate e per cui non c’è mai stato un investimento».
Sul fronte delle residenze universitarie, invece?
«Con l’Esu di Venezia negli ultimi anni abbiamo ottenuto un aumento dei posti letto nelle residenze. Da circa 500 che erano siamo passati a 1.500. Quindi un bel passo avanti, anche se ovviamente non bastano. Abbiamo circa 10 mila fuori sede».
Cosa dovrebbe fare la politica?
«In generale, servirebbero più finanziamenti per garantire il diritto allo studio. I fondi sono sempre meno. Sono anni che non si riesce a ricevere la copertura totale delle borse di studio e questo è un altro tema molto sentito. Considerando che comunque coprirebbero solo una parte delle spese. Ma per l’anno prossimo le prospettive sono ancora peggiori: non avremo più i fondi Pnrr quindi sarà più difficile ricevere le borse».
Quali iniziative avete messo in campo come rappresentanza studentesca?
«Facciamo il possibile per supportare gli studenti. Abbiamo, a esempio, una piattaforma che si chiama “Sos matricole” e varie chat che aiutano i ragazzi a cercare case». —
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