Aldo Bison è angosciato «Ho coinvolto i miei figli»
In procura a Venezia sfilano i testimoni che confermano il passaggio di denaro Il giudice tributario Rindone piantonato in ospedale a Verona fa scena muta

VENEZIA. Cricca della corruzione per limare le sanzioni del Fisco, in Procura a Venezia ieri i primi testimoni hanno rilasciato dichiarazioni davanti al pubblico ministero Stefano Ancilotto e alla polizia giudiziaria della Guardia di Finanza. «Sono stati forniti elementi interessantissimi», trapela dalla Procura. Attorno a chi ha rilasciato quelle che vengono definite “sommarie informazioni testimoniali” c’è il più stretto riserbo: si tratta di persone che non sono indagate e che si sono presentate in Procura per fornire la propria testimonianza sui fatti che sono finiti al centro della maxi inchiesta che ha portato, all’alba di venerdì, all’arresto di sedici persone: tre funzionari dell’Agenzia delle Entrate, due colonnelli della Guardia di Finanza, sei imprenditori, due commercialisti, un giudice tributario e due dipendenti di Cattolica Assicurazioni. Nell’inchiesta ci sono altri dieci indagati tra imprenditori e funzionari dello Stato, ovvero personale delle Entrate e finanzieri.
Dalle dichiarazioni delle persone sentite ieri dal pubblico ministero Ancilotto e dalla polizia giudiziaria (tra cui con ogni probabilità anche personale dell’Agenzia delle Entrate) sono arrivati, secondo quanto appreso, numerosi elementi a conferma del corpus accusatorio – sorretto da intercettazioni telefoniche e ambientali oltre che da video – che ha portato all’esecuzione delle misure cautelari come da ordinanza del giudice per le indagini preliminari Alberto Scaramuzza. Non sarebbero invece emersi dalle testimonianze, almeno al momento, nuovi episodi corruttivi oltre a quelli compresi nell’ordinanza. La sfilata dei testimoni proseguirà con ogni probabilità anche nei prossimi giorni ed è finalizzata a raccogliere ulteriori elementi a sostegno delle accuse della Procura.
Bison preoccupato per i figli.
Ieri davanti al gip per l’udienza di convalida si è presentato l’imprenditore jesolano Aldo Bison, detenuto a Pavia e accusato di aver versato 140mila euro (e altri 160mila promessi) ai dirigenti dell’Agenzia delle Entrate Elio Borrelli e Massimo Esposito per ritardare gli avvisi di accertamento fiscale e sbloccare il rimborso di consistenti quote di Iva. Assistito dall’avvocato Renato Alberini, Bison è rimasto in silenzio. Ma prima dell’udienza ha rivolto un pensiero ai figli Fabio e Lara, entrambi ai domiciliari (oggi i loro interrogatori di garanzia). «Il suo grande rammarico è che in questa vicenda siano stati coinvolti i suoi figli. Loro hanno solo eseguito quello che il padre diceva loro di fare», spiega l’avvocato Alberini che sta valutando di presentare istanza al Riesame sulla misura cautelare dell’imprenditore. Ha invece già depositato il ricorso l’avvocato Paolo Costantini per il giudice tributario veronese Cesare Rindone che ieri ha affrontato l’udienza di garanzia da un letto dell’ospedale Borgo Trento di Verona, dov’è piantonato: al momento dell’arresto ha accusato un malore. Il giudice ha scelto il silenzio, così come ha fatto il commercialista chioggiotto Augusto Sartore, difeso dall’avvocato Daniele Grasso e detenuto a Pordenone. «Troppe carte e circostanze da verificare prima di parlare», ha chiarito il legale. Davanti al gip anche Christian David (avvocato Riccardo Bassi). Oggi tocca ad Albino Zatachetto e ai figli di Bison.
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