Angeli del Fango: così Venezia e la laguna si risollevano dall'acqua granda
Attivisti, artigiani, impiegati: nella tragedia dell'acqua alta, Venezia è diventata testimone di una umanità solidale che si è stretta attorno alla città con atti concreti. Sono i nuovi "Angeli del Fango" nell'era dello sconvolgimento climatico e di un patrimonio sempre più a rischio. Queste sono le loro storie

Una tragedia per molti annunciata, l'acqua alta che che nei giorni scorsi ha raggiunto livelli eccezionali causando danni ingenti alla città è l'ennesimo riflesso che quello che per molti attivisti ambientali non è più una minaccia futura, ma presente. Non stupisce allora che anche i ragazzi del Fridays for Future, siano entrati in scena per portare supporto alle popolazioni colpite dal maltempo.
“Oggi siamo a Pellestrina per portare solidarietà attiva a tutte e tutti coloro che in questi giorni hanno subito le conseguenze dei fenomeni meteorologici e climatici. Oggi un'altra ondata di acqua alta sta interessando la Laguna e il litorale. Sappiamo che Venezia è sotto tutti i riflettori, in ogni giornale, su ogni TG, ma non dobbiamo dimenticarci né considerare solo parzialmente tutte le altre popolazioni e gli altri territori colpiti” hanno dichiarato i ragazzi lo scorso 17 novembre, nel pieno dell'emergenza acqua alta.

"In collaborazione con Fridays for Future Chioggia stiamo provando a dare una mano dove serve ripulendo le calli strette dai rifiuti ingombranti, facendo porta a porta per le case, capendo dove c'è bisogno di assistenza. L' accoglienza da parte della comunità di Pellestrina è stata un'accoglienza di cuore e di anima, tutti si sono messi a disposizione er aprirci le case in un'ottica di mutuo aiuto.
"Come abbiamo detto anche negli scorsi giorni però non vi è solidarietà attiva se non affianchiamo all'azione una vera riflessione su ciò che sta accadendo. La Crisi Climatica, sempre più evidente, ha dei responsabili, le uniche risposte che abbiamo dalla politica sono passerelle e selfie in piazza San Marco, non possiamo non ripetere che il tempo di agire è adesso: saremo il 23 Novembre all'assemblea del Comitato No Grandi Navi in sala San Leonardo, nelle piazze il 29 per il quarto sciopero globale per il Clima e il 30 come coorganizzatori alla manifestazione promossa insieme al Comitato No Grandi Navi "Salviamo Venezia dal Mosè, dal Cambiamento Climatico, da Brugnaro". hanno concluso i ragazzi, dopo essersi impegnati attivamente al fianco delle popolazioni colpite.
"Come abbiamo detto anche negli scorsi giorni però non vi è solidarietà attiva se non affianchiamo all'azione una vera riflessione su ciò che sta accadendo. La Crisi Climatica, sempre più evidente, ha dei responsabili, le uniche risposte che abbiamo dalla politica sono passerelle e selfie in piazza San Marco, non possiamo non ripetere che il tempo di agire è adesso: saremo il 23 Novembre all'assemblea del Comitato No Grandi Navi in sala San Leonardo, nelle piazze il 29 per il quarto sciopero globale per il Clima e il 30 come coorganizzatori alla manifestazione promossa insieme al Comitato No Grandi Navi "Salviamo Venezia dal Mosè, dal Cambiamento Climatico, da Brugnaro". hanno concluso i ragazzi, dopo essersi impegnati attivamente al fianco delle popolazioni colpite.
Ed è fatta di eroi ordinari, la rete di solidarietà che si è stetta addosso a Venezia, persone comuni che non hanno esitato a mettere il proprio lavoro e le proprie competenze al servizio degli altri. È il caso di Simone Zennaro elettricista che, da Murano ha attivato una rete di artigiani che stanno gradualmente “ri-accendendo” il centro storico.
«Non voglio soldi, neanche un euro. In questi 10 giorni di lavoro ho accettato solo una bottiglietta d'acqua, perché non ce la facevo più. Il mio è un servizio alla città che amo». Simone Zennaro viene da Murano, in passato ha lavorato come elettricista, mentre adesso è direttore di macchina nei ferry boat dell’Actv. È lui uno degli "angeli" che in questi giorni hanno lavorato ininterrottamente per risvegliare Venezia dal grande incubo in cui si è ritrovata sommersa.

Esegue interventi nelle case, per provare a «salvare il salvabile»: prese elettriche, piccoli elettrodomestici. Tutto gratuitamente. Con un'unica, inevitabile pausa domenica mattina, dovuta all'acqua alta: «Non potevo mettere le mani nell'impianto elettrico con i piedi a mollo». Il lavoro, per Simone e per i suoi colleghi, è duplice: nelle case; ma, prima, informativo.
«In molti pensano che se il frigo non si accende più, allora sia da buttare. Ma in realtà non è così» spiega. «Certo, se è andato sotto acqua con la spina attaccata al muro, le possibilità che sia fuori uso aumentano, ma a volte è sufficiente lubrificare la parte elettrica con un olio specifico, in grado di togliere l'ossido dai contatti dovuto alla salsedine, e poi asciugarla con un compressore o con un phon. Se la parte elettrica si è bruciata, è possibile sostituirla con una spesa che non supera i 20 euro. È importante che la gente lo sappia».
Il lavoro di Zennaro per il momento si è concentrato sulle prese elettriche. «Sono andate quasi tutte sotto acqua, soprattutto tra la Giudecca, San Basilio e Santo Stefano» racconta. «Solitamente, le prese mantengono l'acqua al loro interno. O, comunque, tengono l'umidità sotto forma di gocce. Noi le stacchiamo, le isoliamo, le laviamo con l'acqua dolce, spruzziamo dei prodotti appositi, le asciughiamo e poi le rimontiamo. L'acqua salata è pericolosissima, capace di mandare fuori uso le macchine in appena due giorni.
Il lavoro di Zennaro per il momento si è concentrato sulle prese elettriche. «Sono andate quasi tutte sotto acqua, soprattutto tra la Giudecca, San Basilio e Santo Stefano» racconta. «Solitamente, le prese mantengono l'acqua al loro interno. O, comunque, tengono l'umidità sotto forma di gocce. Noi le stacchiamo, le isoliamo, le laviamo con l'acqua dolce, spruzziamo dei prodotti appositi, le asciughiamo e poi le rimontiamo. L'acqua salata è pericolosissima, capace di mandare fuori uso le macchine in appena due giorni.
Con i miei colleghi volontari, contiamo di terminare gli interventi alle prese entro domenica, per poi dedicarci ai frigoriferi la settimana prossima». L'invito per "aderire" alla campagna di interventi è aperto a tutti gli elettricisti: è sufficiente contattare Simone Zennaro su Facebook. «Sto vivendo delle giornate molto difficili e piene di umanità» racconta il volontario.
Il cognome sembra uno scherzo del destino. È Noè, Stefano Noè, uno degli uomini più cercati nei giorni che seguono l’acqua alta. «Ma sarebbe stato meglio se mi fossi chiamato Mosè» scherza lui, con un cacciavite in mano.
Perché l’arca e tutte le battute che possono derivare dal racconto biblico non c’entrano. Noè non mette in salvo gli animali dal Diluvio universale, ma i frigoriferi dall'acqua alta. E non lo fa mosso da un sentimento di filantropia nei confronti delle macchine, ma lo fa per mestiere: frigorista di professione.
Noè viene da Musile e il suo è stato uno dei telefoni più “caldi” negli ultimi giorni: decine le telefonate che ha ricevuto dai titolari di bar, ristoranti, alberghi e negozi per un suo intervento all’indomani dell’acqua alta record. Disperati, in tanti se lo sono "conteso", con la speranza di "salvare il salvabile".

Noè mette mano ai frigoriferi: prova a rianimarli, cercando di ridurre al minimo i danni. «E in molti casi ci sono riuscito: sono state poche le macchine completamente da buttare» dice, soddisfatto, mentre lavora dietro il bancone di una bottega in campo Santo Stefano. Si tratta di uno dei locali maggiormente colpiti dall’acqua alta, con i suoi quattro frigoriferi e il congelatore completamente fuori uso. Ma Noè non si dà per vinto e prova comunque a ridare nuova vita a quei macchinari.
«Se ho visto situazioni particolari? No, solo un grande disastro ovunque» racconta. «Negli ultimi giorni ho aperto decine di macchine e la scena era sempre stessa. Acqua: tanta, tantissima acqua da tutte le parti, ovunque abbia messo le mani».
«Se ho visto situazioni particolari? No, solo un grande disastro ovunque» racconta. «Negli ultimi giorni ho aperto decine di macchine e la scena era sempre stessa. Acqua: tanta, tantissima acqua da tutte le parti, ovunque abbia messo le mani».
Che, per una persona inesperta, quasi sempre significa che la macchina - in questo caso, il frigorifero - è da buttare. In realtà non è sempre così. «In queste situazioni, la prima cosa da fare è sciacquare con l’acqua dolce la parte elettrica del frigorifero, per eliminare la salsedine; quindi attendere e asciugare attentamente con un phon» spiega Noè, ripetendo a voce i gesti che nell'ultima settimana hanno scandito le sue giornate.
«Chi ha avuto questa accortezza subito dopo l'allagamento, in quasi tutti i casi ha potuto salvare il frigorifero». Si parla di qualche migliaio di euro sottratto: «A livello industriale, il costo di questo genere di apparecchiatura è esorbitante. Per questo i gestori di bar e ristoranti si sono adoperati subito per cercare di limitare i danni: la perdita economica sarebbe stata enorme».
Marciana di piazza San Marco. Sui tavoli a gruppi, si prendono cura dei libri, da asciugare. Martedì notte con l’acqua granda che ha invaso il piano terra, superando anche i tre scalini dell’ingresso, progettati dal Sansovino come naturale barriera all’acqua alta dell’edificio della Zecca, la sala consultazione ha subito un allagamento che ha toccato anche i libroni della sezione di geografia e i volumi in consultazione negli scaffali rialzati e danneggiato il parquet. Danni pure ai sottoservizi tecnologici, in particolare i cavi del centro elaborazione dati. Da due giorni il personale (ridotto negli anni) asciuga i volumi, per evitarne il danneggiamento.

«Tutti i libri più preziosi dall’alluvione del 1966 sono ai piani alti e insomma possiamo dire che ci è andata bene, alla fine. Ma abbiamo avuto davvero paura», racconta il direttore Stefano Campagnolo, che martedì notte verso l’una e mezza era nei locali del pianterreno allagati, a sincerarsi della situazione con la soprintendente Carpani. E racconta: «Solo all’una e mezza siamo riusciti a scendere in sicurezza, illuminando le stanze con la luce dei telefonini per evitare pericolosi cortocircuito».
Campagnolo spiega che alla fine si è tirato un sospiro di sollievo perché i tesori della Marciana, dall’Iliade al Testamento di Marco Polo, erano salvi. «Ora siamo al lavoro per l’asciugatura dei testi che si sono bagnati nella parte inferiore. E possiamo dire che abbiamo ricevuto tantissima solidarietà: telefonate, lettere, mail di persone che si facevano avanti per chiederci se avevamo bisogno d’aiuto per la biblioteca», spiega il direttore della Marciana. «Anche gli amici della Marciana, con il presidente Alessandro Marcello, sono subito stati al nostro fianco».
Campagnolo spiega che alla fine si è tirato un sospiro di sollievo perché i tesori della Marciana, dall’Iliade al Testamento di Marco Polo, erano salvi. «Ora siamo al lavoro per l’asciugatura dei testi che si sono bagnati nella parte inferiore. E possiamo dire che abbiamo ricevuto tantissima solidarietà: telefonate, lettere, mail di persone che si facevano avanti per chiederci se avevamo bisogno d’aiuto per la biblioteca», spiega il direttore della Marciana. «Anche gli amici della Marciana, con il presidente Alessandro Marcello, sono subito stati al nostro fianco».
Argomenti:acqua granda 2019
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