Artiom muore in guerra a 21 anni, il dolore dei colleghi della sicurezza

Il 21enne operava anche come addetto alla sicurezza alla Aries di Vicenza. Un collega: «Ora avrò la forza di due uomini, perché ci sarai tu a coprirmi»

Nicola Cesaro
Il giovane Artiom prima di partire per l'Ucraina
Il giovane Artiom prima di partire per l'Ucraina

«Gli dicevamo di non andare in guerra, di non partire, che quella non era la sua guerra e che qui aveva tutto. Ma l’esigenza di partire non l’ha fermato e oggi piangiamo un collega».

Artiom Naliato aveva un secondo lavoro, in un’agenzia per la sicurezza e la vigilanza non armata, la Aries di Vicenza. La sua preparazione e la sua predisposizione al controllo, al mantenimento dell’ordine e al rispetto delle gerarchie erano fattori che lo rendevano un lavoratore modello. Oggi a condividere il lutto per questa tragedia ci sono anche i tanti professionisti con cui il 21enne ha condiviso chissà quanti momenti a eventi, manifestazioni, serate in discoteca.

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Artiom Naliato con Paola Ruffini che lo ospitava

«Ti ho detto tante volte di non partire, ma purtroppo eri un “soldato purosangue” e ti vedevo troppo deciso nelle tue idee», le parole di Alessio Raffo, direttore operativo di Aries. «Mi chiamavi sempre “capo” ma questa volta non hai ascoltato i miei consigli da papà, quello che potrei essere stato per te».

E ancora: «La tua correttezza, la tua disponibilità e il tuo legame al gruppo ti hanno sempre contraddistinto: ora più che mai posso dire che le guerre non servono a nulla, se non a distruggere ciò che di più umano abbiamo: l’amore, l’amicizia, la speranza».

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«Da stanotte saremo sempre un uomo in più», gli fa eco un collega, Kevin Maneo, «ti prometto che avrò la forza di due uomini perché so che con me ci sarai sempre tu a coprirmi le spalle. Non saremo mai alla tua altezza, tu che sei morto per difendere la tua patria, ma ci proveremo per te, fratello mio». In molti ricordano Artiom come volto spesso presente nella vigilanza ad eventi anche nel Padovano, come le serate alla discoteca P1 di Abano Terme: «Era un bodyguard modello», conferma Federico Giora, del locale, «sempre attento e vigile, una garanzia per la discoteca». 

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