Attenti alle bufale dei social anche sulle calamità naturali

MESTRE. L’informazione fluida è virtuosa, ma è anche un magma che intrappola. Una realtà, e non solo una prospettiva, manichea da cui è complicato affrancarsi, se non con un intuito accompagnato da regole precise, da seguire per cercare di ridurre il più possibile il margine di errore.
È una sorta di vademecum quello illustrato ieri da Emergenza 24, network “conversazionale” sull’emergenza, che conta oltre 65 mila persone su tutto il territorio nazionale. Presentato al Campus universitario di Ca’ Foscari con il convegno “Stati generali della comunicazione d’emergenza”, inserito nell’ambito del Digitalmeet 2019 e a cui hanno preso parte le figure operative della rete e le forze dell’ordine che con esso collaborano.

Ed è proprio la conferma delle fonti “ufficiali” – tra cui si inseriscono i giornali – l’elemento imprescindibile per determinare la veridicità di un fatto. Facebook raccoglie milioni di potenziali sentinelle, ma altrettante sono le “fake news” che ogni giorno circolano sui social: alcune diffuse in buonafede, altre per superficialità, altre ancora intenzionalmente. A volte rilanciate dai blog e da piccole testate giornalistiche, dopo un controllo sommario (se non inesistente).
Per questo è nata la figura del “debunker”: chiamato a scovare le bufale, arginando il loro proliferare. «La comunicazione deve essere trasparente, vera, realistica, non esasperata e non ripetuta» è l’indicazione di Maurizio Galluzzo, coordinatore scientifico di Emergenza 24.

«Quando noi riceviamo delle notizie, il nostro team di esperti valuta la fonte, considerando l’intero scenario. Se una notizia ci viene inviata da un utente iscritto sui social da meno di 2 anni, a meno che non sia giovanissimo, non la prendiamo in considerazione: si tratta chiaramente di una persona che ha il solo desiderio di creare confusione. Poi procediamo con un “check” del suo profilo: se la maggior parte dei suoi post riguarda “gattini”, allora fatichiamo a pensare che possa essere una fonte di informazione certa».
Un controllo, ancora più preciso, riguarda i contenuti foto e video: «Verifichiamo la loro veridicità tramite strumenti appositi in grado di determinarne l’originalità e la corretta contestualizzazione». Tutti controlli che necessitano di tempo. Ed è una guerra intestina tra certezza e celerità. «All’inizio, senza notizie ufficiali che confermino quanto riportato da una fonte, è sufficiente descrivere sommariamente lo scenario della situazione: cosa è successo e dove» continua Galluzzo.
«Se la fonte è una persona terza, per tutelarsi è sempre bene specificarlo, ammettendo che quanto si scrive non è ancora stato verificato. Quindi procedere con un’analisi incrociata della notizia, controllando se è stata riportata da altri – profili, blog, siti – e nella stessa maniera».
La regola, comunque, è soprattutto una: scrivere solo cose di cui si è certi, tutelando le persone oggetto degli accadimenti. «In caso di calamità, dopo essersi messi in sicurezza e aver messo in sicurezza le persone vicine, il nostro consiglio è quello di raccogliere tutto il materiale: foto e video. Non diffondendolo subito sul web, ma per trasmetterlo in un secondo momento alle forze dell’ordine» aggiunge Galluzzo. «La comunicazione delle notizie è in continuo mutamento. Se non si è certi di ciò che si è appreso è meglio rimanere vaghi, per poi implementare quanto già scritto, piuttosto che dover fare delle rettifiche a posteriori».
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